anno 1
numero 0
marzo 2004

La ragazza con l'orecchino di perla di Tracy Chevalier

[sara lucarini]

Delft, XVII secolo. Griet, figlia primogenita di una famiglia protestante, viene assunta come domestica a casa del pittore Jhoannes Vermeer. Il padre della ragazza, famoso decoratore di piastrelle, diventato cieco in seguito all'esplosione di un forno, non può più provvedere al sostentamento della famiglia. In casa Vermeer, la piccola Griet non avrà vita

facile. Il lavoro di una domestica è duro. Ma dovrà anche scontrarsi con l'ostilità dell'altra serva; con i dispetti delle bimbe di casa; con la gelosia di Catharina, moglie del pittore; con le richieste sessuali di Van Ruijven, ricco signore committente di quadri. Ma verrà in contatto con un mondo molto distante dalla vita semplice che aveva condotto fino a quel momento. E dovrà anche fare i conti con la passione, che nasce dentro di lei per il suo padrone. Una passione del tutto casta, fatta di battiti e sussulti, che cresce giorno per giorno insieme a Griet. Quel rapporto così intimo e delicato con Vermeer, fatto di sguardi, complicità, frasi taciute, sospiri, la trasforma piano piano in una donna.
Griet è l'unica ad avere accesso nell'atelier del pittore. È l'unica a cui è concesso di pulire quella stanza, lontana dalla confusione, da sguardi, rinchiusa in una dimensione lontana. È il cuore della casa. E anche di Vermeer. Griet lo capisce. Ed accudisce l'atelier e le sue cose come il più prezioso dei tesori. Il pittore percepisce questa sua sensibilità ed il confine tra passione ed arte diventa sempre più sottile. L'arte è ciò che mette in contatto le loro anime. E la passione raggiunge l'apice nel momento in cui Griet posa per il quadro. Quei grandi occhi misteriosi, quelle labbra dischiuse, quegli orecchini di perla, portano il pittore e la serva a sfidare le convenzioni del tempo. E ad azzerarle. In quell'atelier, ruoli sociali e distanze di classe vengono annullate, perché si crea un'intimità che trova la sua tangibilità nella dimensione artistica. Da segreta scrutatrice dei quadri, ne diventa parte. Da paziente preparatrice di colori, si spoglia della sua infanzia per indossare profumi e sfumature che Vermeer le dipinge sulla tela. In quel quadro sempre troppo buio, carente di luce, Vermeer vuole captare la luce che questa serva sprigiona, vuole estrarre tutta la luminosità di quel viso innocente. E quella luce è arrivata fino ai giorni nostri, nell'opera realmente realizzata da Vermeer, "La ragazza col turbante", e che adesso è nelle sale italiane con il film di Peter Webber, tratto dal romanzo e che porta il nome omonimo, "La ragazza con l'orecchino di perla."
Tracy Chevalier fa uno splendido ritratto della vita del XVII secolo e anche della condizione della donna del tempo. Ma Griet risulta essere una donna coraggiosa, forte nella sua dedizione e nel suo coraggio. Forte perché orgogliosa, capace di farsi rispettare. Capace di farsi amare per la sua riservatezza e la sua innocenza. Capace di entrare in punta di piedi in uno splendido quadro, rapire lo spettatore per la sua magia ed uscirne a testa alta, senza scalfire la propria dignità.