La
ragazza con l'orecchino di perla
di Tracy Chevalier
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[sara
lucarini] |
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Delft,
XVII secolo. Griet, figlia primogenita di una famiglia
protestante, viene assunta come domestica a casa del
pittore Jhoannes Vermeer. Il padre della ragazza, famoso
decoratore di piastrelle, diventato cieco in seguito
all'esplosione di un forno, non può più
provvedere al sostentamento della famiglia. In casa
Vermeer, la piccola Griet non avrà vita
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facile.
Il lavoro di una domestica è duro. Ma dovrà anche
scontrarsi con l'ostilità dell'altra serva; con i dispetti
delle bimbe di casa; con la gelosia di Catharina, moglie del
pittore; con le richieste sessuali di Van Ruijven, ricco signore
committente di quadri. Ma verrà in contatto con un mondo
molto distante dalla vita semplice che aveva condotto fino a
quel momento. E dovrà anche fare i conti con la passione,
che nasce dentro di lei per il suo padrone. Una passione del
tutto casta, fatta di battiti e sussulti, che cresce giorno
per giorno insieme a Griet. Quel rapporto così intimo
e delicato con Vermeer, fatto di sguardi, complicità,
frasi taciute, sospiri, la trasforma piano piano in una donna.
Griet è l'unica ad avere accesso nell'atelier del pittore.
È l'unica a cui è concesso di pulire quella stanza,
lontana dalla confusione, da sguardi, rinchiusa in una dimensione
lontana. È il cuore della casa. E anche di Vermeer. Griet
lo capisce. Ed accudisce l'atelier e le sue cose come il più
prezioso dei tesori. Il pittore percepisce questa sua sensibilità
ed il confine tra passione ed arte diventa sempre più
sottile. L'arte è ciò che mette in contatto le
loro anime. E la passione raggiunge l'apice nel momento in cui
Griet posa per il quadro. Quei grandi occhi misteriosi, quelle
labbra dischiuse, quegli orecchini di perla, portano il pittore
e la serva a sfidare le convenzioni del tempo. E ad azzerarle.
In quell'atelier, ruoli sociali e distanze di classe vengono
annullate, perché si crea un'intimità che trova
la sua tangibilità nella dimensione artistica. Da segreta
scrutatrice dei quadri, ne diventa parte. Da paziente preparatrice
di colori, si spoglia della sua infanzia per indossare profumi
e sfumature che Vermeer le dipinge sulla tela. In quel quadro
sempre troppo buio, carente di luce, Vermeer vuole captare la
luce che questa serva sprigiona, vuole estrarre tutta la luminosità
di quel viso innocente. E quella luce è arrivata fino
ai giorni nostri, nell'opera realmente realizzata da Vermeer,
"La ragazza col turbante", e che adesso è nelle
sale italiane con il film di Peter Webber, tratto dal romanzo
e che porta il nome omonimo, "La ragazza con l'orecchino
di perla."
Tracy Chevalier fa uno splendido ritratto della vita del XVII
secolo e anche della condizione della donna del tempo. Ma Griet
risulta essere una donna coraggiosa, forte nella sua dedizione
e nel suo coraggio. Forte perché orgogliosa, capace di
farsi rispettare. Capace di farsi amare per la sua riservatezza
e la sua innocenza. Capace di entrare in punta di piedi in uno
splendido quadro, rapire lo spettatore per la sua magia ed uscirne
a testa alta, senza scalfire la propria dignità.
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