Le vie dei canti
Titolo originale
The Songlines
Autore
Bruce Chatwin
Anno
1987
Editore
Adelphi
“L’Australia intera poteva, almeno in teoria, essere letta come uno spartito. Non c’era roccia o ruscello, si può dire, che non fosse stato cantato o che non potesse essere cantato.”

Non si può parlare di letteratura di viaggi senza menzionare Bruce Chatwin, grande e conosciutissimo viaggiatore del nostro secolo, che ha dato un'impronta del tutto personale sia al viaggiare quanto al raccontare. Pubblicato nel 1978, pochi anni prima della sua morte, questo suo libro, considerato da molti il più riuscito, parla dei miti della creazione degli aborigeni, delle creature totemiche primordiali che nel Tempo del Sogno attraversarono tutto il continente australiano cantando il nome di ogni cosa, pietra, animale o pianta, e attraverso il loro canto tutte le cose iniziarono ad esistere. Questi racconti mitici sono ancora oggi vivi nella cultura aborigena e sono tuttora oggetto di studio degli antropologi di tutto il mondo. Per le popolazioni aborigene la terra è solcata da innumerevoli “vie dei canti” o “piste del sogno”, che solo loro sono in grado di vedere e di capirne l’importanza e chi come loro possiede un canto guida in grado di seguirle.
In questo libro Chatwin si sofferma sul senso del nomadismo, sul suo significato nel corso dell'evoluzione umana, di quanto il vagabondare sia nelle nostre origini prima e nella problematica personale poi. Chatwin intraprende anche un vagabondaggio da un genere letterario ad un altro, da grande narratore fonde insieme il saggio, il romanzo , il resoconto di viaggio, la narrazione di avventure,la ricerca antropologica e etnologica, l'indagine filosofica, il diario, scivolando anche nell'autobiografia mettendo in gioco se stesso e le proprie certezze. Un romanzo che è un caleidoscopio di narrazioni che diventa un racconto avvincente, una continua e splendida divagazione fra appunti, voci, canti e ricordi, ripresi dalle pagine dei suoi famosi Moleskine; quei taccuini di viaggio con la copertina nera e fermati con un elastico, così preziosi da promettere una ricompensa a chi li ritrovasse una volta smarriti. Appunti che l’autore stesso ci riporta e ci fa leggere in uno dei trentasei capitoli del libro, aprendo in questo modo una finestra sui suoi pensieri, su un viaggiare tutto suo personale. È un romanzo che si sposta da un argomento ad un altro, da un posto a un altro, dove il nomadismo delle nostre origini porta con sé il concetto di movimento e quindi di vita e si trasforma in un movimento di pensieri, una ricerca di sé. Il viaggiatore, il nomade, non rinuncia alla propria cultura, ma la completa e la arricchisce incontrandone altre, quindi lo stesso sentirsi straniero assume un significato importante che va al di la dei simboli della nostra civiltà che ritroviamo un po’ dovunque: le differenze sono possibilità di arricchimento culturale. Dalla molteplicità del racconto emergono i conflitti fra culture e popoli ed il fascino di un luogo come l'Australia, terra di tradizioni antiche che si mescolano con le invasioni moderne, dando luogo ad una descrizione unica nel suo genere.
[simonetta cestarelli]
Bruce Chatwin è nato nello Yorkshire, a Sheffield, nel 1940. Ha frequentato il college nello Wiltshire. Ha lavorato per la famosa casa d'aste londinese Sothesby, esperto impressionista prima e quindi giovane direttore. Lasciò Sothesby per un problema agli occhi e si interessò quindi di archeologia iscrivendosi all'università di Edimburgo. Lavorò in Afghanistan e Africa e nel 1973 fu assunto dal “Sunday Times Magazine” come consulente di arte e architettura e iniziò a viaggiare. Partì per la Patagonia licenziandosi dal Sunday Times con un semplice telegramma che riportava il seguente messaggio: "sono in Patagonia". Il frutto di questo viaggio è il libro In Patagonia. Al suo primo libro seguirono Il viceré di Ouidah (1980); Sulla collina nera (1982), Ritorno in Patagonia (1985), Le vie dei canti (1987), Utz (1988). Sono stati pubblicati postumi Che ci faccio qui? (1989), L'occhio assoluto (1993) ed Anatomia dell'irrequietezza (1996).
Personalità emblematica, uomo affascinante, bello ed intelligente, Chatwin è stato il simbolo del desiderio dell'uomo occidentale di fuga e di evasione dal quotidiano, nella continua ricerca delle proprie radici. Famosi sono i suoi taccuini di viaggio, i Moleskine, quadernetti con la copertina nera in cui annotava pensieri, riflessioni e avvenimenti. Muore a Nizza nel 1988, a soli 48 anni, di AIDS.