Terzo
romanzo di Nick Hornby, scrittore inglese della nuova generazione,
che già si era fatto notare nel 1992 per il suo primo libro,
Febbre a 90, una specie di autobiografia
raccontata attraverso le partite dell'Arsenal, e successivamente
con Alta fedeltà edito nel
1993, entrambi best seller ed entrambi usati come trame degli
omonimi film. Il titolo parla di “un ragazzo”, cioè
del dodicenne Marcus, che ha i suoi problemi nell'affacciarsi
alla vita fra conflitti a scuola ed una madre instabile, ma anche
di Will trentottenne ricco e superficiale, emblema del single
ancora immaturo e annoiato, per cui il fine del proprio benessere
giustifica ogni mezzo, anche il meno nobile per raggiungerlo.
Chi è poi il ragazzo dei due? L'incontro fra i due protagonisti
genererà qualche cosa di totalmente inaspettato da parte
di entrambi, nonostante le varie vicissitudini della vita ed i
continui tentativi da parte di Will di sottrarsi a qualsiasi tipo
di responsabilità. La trama, per quanto semplice, offre
numerosi spunti di analisi introspettiva sui valori della vita,
soprattutto nel coniugare i valori con le necessità pratiche.
L'autore è diretto e tremendamente sincero nel presentare
i personaggi nei loro aspetti maniacali della quotidianità.
In una intervista del 2001 Hornby ha affermato: “Un
numero enorme di persone ha problemi, per un verso o per l'altro,
la gente si sente persa e alienata, gira a vuoto, intrappolata
nel lavoro sbagliato, nella relazione sbagliata. È una
sensazione così diffusa che forse non è corretto
parlare di problemi comportamentali, forse sentirsi così
significa solo essere umani”.
Infatti in questo romanzo l’autore stesso si riconosce e
ci fa riconoscere, si descrive e ci descrive nelle nostre manie,
nelle nostre debolezze, in quelle difficoltà che ognuno
di noi combatte nella vita di tutti i giorni. Nel suo stile leggero
e piacevole, disimpegnato e vivace, Hornby trascina il lettore
rendendolo partecipe e ne cattura l'attenzione fino alla fine
del romanzo. Unica delusione, del tutto voluta, è il ricondurre
alla “normalità”, è l'integrare, inteso
nel mondo moderno come una vittoria che alla fine si rivela come
una sconfitta. Dal libro è stato tratto l’omonimo
film di grande successo. [simonetta
cestarelli] |