“È
strano che io non l’abbia capito subito fin dal primo
momento, ma forse questo riflette un mio difetto di sensibilità.
Vedete, Peter, le macchine non si possono innamorare, mentre
le donne, anche quando la situazione è anomala e senza
speranza, si.”
Se il robot
è un classico della fantascienza, il merito principale
lo possiamo certamente attribuire a quel piacevolissimo insieme
di racconti a base di cervelli positronici uscito fuori dalla
penna del grande Isaac Asimov (anche se non è Asimov
il primo a mettere i robot al centro di una short-story di fantascienza,
egli ha prodotto un numero vastissimo di racconti su di essi).
All my robots è una meravigliosa
antologia di racconti nella quale l’autore stesso raduna
tutti i suoi scritti in merito di robotica guidandoci all’esplorazione
delle varie “tipologie letterarie” di Robot (cosa
che fa anche attraverso le sue introduzioni alle varie sezioni
del libro: egli distingue il “robot stile patetico”
ed il “robot come minaccia”), vi si legge di macchine,
di robot ad uso domestico, di computer dotati di una certa personalità,
robot specializzati in singole azioni o in determinati comportamenti
imitativi del mondo umano ed il tutto condito con quel meraviglioso
meccanismo che unisce il gusto fantascientifico delle invenzioni
impossibili (o attualmente impossibili) ad un’analisi
scientifica e lucidissima di quello che a queste invenzioni
accade. Occorre ricordare anche che Asimov nel momento in cui
tratta di robot (non macchine, non computer, solo robot) ne
tratta mettendo delle chiare premesse, e queste sono niente
di meno che le tre leggi della robot, pietra miliare di questo
genere di racconti. I legge: Un robot non può recare
danno agli esseri umani, né può permettere che,
a causa del suo mancato intervento, gli esseri umani ricevano
danni. II legge: un robot deve obbedire agli ordini impartiti
dagli esseri umani tranne nel caso che tali ordini contrastino
con la Prima legge. III legge: Un robot deve salvaguardare la
propria esistenza, purché ciò non contrasti con
la Prima e la Seconda legge. Se spesso i nostri amici metallici,
o meglio, prevalentemente metallici, riescono a strapparci emozioni
di ogni genere e, spesso, sorrisi, non da meno sono gli umani
che incrociano i loro destini per lavoro o per amore; basti
segnalare fra questi tre nomi che non possono risultare sconosciuti
agli affezionati di Asimov, dalla US Robots, nero su bianco,
ci raggiungono la sarcastica robopsicologa Susan Calvin e la
geniale (ed a volte esilarante) coppia di collaudatori Powell
& Donovan, pronti a combattere contro disfunzioni, cervelli
positronici decisamente confusi e umani xenofobi. Il romanzo
si conclude con le due apoteosi dei due tipi di robot prediletti
dall’autore: il “robot stile patetico” ed
il “robot come minaccia”. Per il secondo caso il
racconto s’intitola Che tu te ne
prenda cura. Nel primo, siamo di fronte a quella che
è forse la più bella di tutte le storie di robot
scritte nella storia della fantascienza, quella in cui davvero
Asimov ha descritto l’umanità con la passione bruciante
di una macchina che ne sente enormemente la mancanza dentro
di sé: L’Uomo Bicentenario,
il capolavoro della fantascienza robotica.
[aurora
capoferro ronchetta]
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Isaak
Iudich Azimov nasce nel 1920 a Petrovich, Russia. Nel
1923 la sua famiglia - ebrea - emigra negli USA dove il
padre Judah acquista un negozio di dolciumi nel quartiere
di Brooklyn, a New York. All'età di cinque anni
impara a leggere da solo e - a partire da quel momento
- si circonda di libri di ogni genere presi in prestito
dalle biblioteche pubbliche. Nel 1928 ottiene la cittadinanza
americana e muta il suo nome nel “più americano”
Isaac Asimov. La passione per la fantascienza lo contagia
nel 1929, quando nel negozio del padre scopre le riviste
di science-fiction, di cui diviene subito un assiduo lettore.
Nel 1936 inizia i suoi studi alla Columbia University
di New York, dove si laurea dapprima in Chimica e poi
in Biologia. Nel 1946 riprende i suoi studi in Biochimica,
alla fine dei quali, due anni più tardi, ottiene
il dottorato. Dal 1949 al 1958 insegna tale materia alla
Boston University School of Medicine. Successivamente,
grazie al successo delle sue opere, decide però
di abbandonare l'attività accademica e di diventare
scrittore a tempo pieno, dando così vita alla sua
estremamente prolifica produzione nei campi della letteratura
fantascientifica e della divulgazione scientifica. Conserva
la Cattedra solo per tenere lezioni e conferenze speciali.
Il debutto come scrittore avviene nel 1939 col racconto
Marooned Off Vesta, pubblicato
su Amazing Stories, ma l'opera che lo proietta tra i grandi
della fantascienza è Nightfall,
pubblicato nel 1941 su Astounding Science-Fiction, di
John W. Campbell, e che è ancora oggi ritenuto
il miglior racconto breve di fantascienza mai scritto.
Successivamente intraprende la scrittura dei suoi racconti
più noti: quelli dedicati ai Robot Positronici,
che saranno successivamente raccolti nei libri I
Robot (1950) e The Rest of
the Robots (1964), e quelli dedicati al ciclo Foundation.
Nel 1989 contrae l'AIDS a causa di una trasfusione di
sangue infetto. La malattia corroderà Asimov fino
alla morte. L'autore la tiene tuttavia nascosta agli occhi
del pubblico, tanto che la sua scomparsa verrà
spiegata come dovuta a semplice crisi cardiaca. La verità
verrà diffusa dalla moglie solo nel 2002. Muore
a New York nel 1992. In suo onore il Mensa ha dato il
suo nome all'asteroide 5020 Asimov. La sua scomparsa ha
lasciato un vuoto incolmabile. Autore di oltre quattrocento
opere, vincitore di 6 Hugo Award, insignito di 14 dottorati
ad honorem, Asimov rimarrà nella leggenda della
fantascienza come l'autore con la A maiuscola. Le sue
capacità inventive e narrative non sono mai state
superate. |
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