Storie di musei
Titolo originale
id.
Autore
Michel Laclotte
Anno
2005
Editore
Il saggiatore
Prezzo
Euro 22,00

Si arriva a vedere la biglietteria dopo ore di coda, la Piramide dell’architetto Pei appare un miraggio, come le omonime sorelle maggiori, monumenti al genio umano.
Nel 1993 nasce il Grand Louvre, l’ampliamento del museo è stato secondo Michel Laclotte un evento unico nonché un atto dovuto. Visitando le varie sale si comprende il motivo.
Dopo la “via crucis” si ammira la grandezza delle sale, i capolavori insuperati ( non si respira quasi davanti ad opere mastodontiche di Gericault, Delacroix, Gros) e si pensa alle mille meraviglie rinchiuse nelle “segrete” del complesso.
Probabilmente è anche per questo che un libro come Storie di musei ci aiuta a comprendere i percorsi di un complesso affascinante come il Louvre.
Il conservatore Laclotte non è certo uno sprovveduto e nelle sua biografia sotto forma di domande e risposte non si concentra solo sul grande museo parigino.
Il sottotitolo “Il direttore del Louvre si racconta” svia in parte la lettura (“Souvenirs di un conservatore” era la traduzione giusta dal testo base) che si dipana in infinite strade, con considerazioni che non mancano di stupire (il pezzo sul tema dell’attribuzionismo è da manuale dell’arte).
Laclotte è nato a Saint- Malo nel 1929 ed il suo contatto in età adolescenziale con i musei è spesso vago, impreciso.
La fine delle guerra darà modo al giovane di avvicinarsi ad artisti emergenti (Nicolas de Stael su tutti, escludendo gli americani che con garbo Michel ammette di non aver troppo osservato).
Prima i musei di provincia, al fianco del suo primo mentore Jean Vergnet Ruiz (seguiranno Sterling, Chastel e Longhi), uomo deciso, adatto per risolvere le piccole realtà espositive francesi, escite provate dalla guerra.
Non bisogna affaticarsi, basta leggere per comprendere l’amore del ragazzo di Saint Malo verso l’arte ed in particolare per i primitivi toscani e senesi, di un Medioevo che sempre più diventa ricco.
Negli ultimi vent’anni la museologia ( che possiamo definire semplicisticamente la scienza che studia il museo e la sua storia) ha saputo imporsi come materia di studi ed ora la casa editrice “il Saggiatore” gli dedica una collana, curata da Maria Gregorio.
Operazione tutt’altro che semplice visto il tardo successo in Italia di questa materia molto attuale nella sua volontà di conservazione e di promozione dell’arte e del museo.
Ritornando a noi, il testo ripaga ampiamente le aspettative ed in Francia hanno presto apprezzato il risultato.
Momenti intensi ve ne sono molti, l’arrivo al Louvre come direttore nel 1987 (vi era già però giunto ricoprendo la carica di direttore del dipartimento di Pittura) fino ai vivi ritratti dei suoi maestri.
Colpisce la precisione con cui si sofferma su Roberto Longhi, storico dell’arte ( se non erro per Laclotte il migliore di tutti i tempi) e uomo particolare, intenso nelle sue stravaganze certo poco piemontesi ( era infatti nato ad Alba nel 1890).
Vi è poi la sacralità nelle parole riservate ad Andrè Chastel collega dell’albese e vera coscienza critica del popolo francese.
Nel 1994 Laclotte lascia il Louvre dopo i previsti sette anni di direzione, sicuramente si è commosso anche se lui non ne parla per inciso.
Uscendo dal complesso al calar della sera, dopo la giornata di visitasi guardano le luci intense del complesso, ci si ferma ad osservare il più grande dei musei, in parte figlio del ragazzo di Saint Malo.
[alessio moitre ]


Nasce nel 1929 a Saint Malo, storico dell’arte famoso per i suoi studi sui primitivi senesi, inizia la sua carriera all’Ispettorato dei musei di provincia. Impegnato nella formazione del Musèe d’Orsay, approda nel 1987 alla direzione del Louvre.
Ha pubblicato vari testi fra cui Primitivi francesi e I dipinti del Louvre.