Vi è
un luogo dove nasce la bellezza, una dimora dove è albergano
le migliori qualità umane, un posto dove la donna si
erge in tutta la sua bellezza. La casa
della vita è un testo intrigante ed originale,
che con lievi parole del suo steso autore, il pittore preraffaelita
Dante Gabriel Rossetti, delinea la grazia e la grandezza femminile.
Non solo è un libro che incanta, ma che ci fa riflettere,
grazie al genio per lo più sregolato dell’autore,
capace di rielaborare la tecnica di Raffaello e di ricreare
a tratti il fascino del periodo Medievale. Non è un libro
comune, nel senso che non tratta prettamente d’arte. Nelle
prime pagine dello scritto ci si ritrova ad ammirare i capolavori
di Rossetti: donne altere, nobili e algide, fiere e consapevoli
della loro bellezza. Capolavori, che però resterebbero
muti senza il testo che ne spiega (in questo caso in parte e
tramite decodificazione delle parole stesse) il significato
recondito. Veri e propri sonetti che Rossetti allinea con eleganza
e leggiadria perché, come dice lui stesso a proposito
delle donne “bellezza come la sua è genio”.
Ritorna alla mente il mito Baudelaire e i suoi Fiori
del male, in cui il poeta francese esaltava l’Eros
come elemento essenziale della vita. Rossetti ne segue le orme,
glorificando la sensualità nei suoi sonetti a favore
dell’arte, veicolo universale di rappresentazione delle
emozioni umane. Parola e pittura, lettere e immagine, una fusione
perfetta che si rispecchia nei volti delle donne di Rossetti.
La casa editrice Stampa Alternativa ha creato un testo composto
di ottantuno sonetti e venti tavole che ricreano i capolavori
dell’artista inglese. Il testo di Rossetti è si
poetico ma non leggero e vacuo, bensì pregno di significati
e di domande. Enigmi che sembrano anche trasparire dagli sguardi
delle sue splendide donne, dee pronte ad ammaliare la debole
mente degli uomini. Le ragazze non provocano di proposito, è
la loro fisicità che induce il lettore ad ammirarle e
a desiderarle.
Sentimento quest’ultimo che si affaccia nei sonetti di
Rossetti che ci spingono a non sottovalutare le parole del dandy
preraffaelita. [alessio
moitre]
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Dante
Gabriel Rossetti nasce a Londra nel 1828 , il padre Gabriele
è un uomo di lettere , insegnate e ammiratore dei
poeti inglesi ed italiani, da lui Dante assorbirà
l’amore per le arti. Nonostante il nome italiano,
Rossetti è un pittore inglese che sviluppa la sua
attività nella seconda metà dell’Ottocento.
La Confraternita dei Preraffaelliti è la corrente
artistica che più di qualsiasi altro movimento romantico
si rifà al medioevo. Tanto che già dal nome
dichiarano le loro intenzioni poetiche e stilistiche: rifarsi
all’epoca tardo-medioevale, in particolare alla spiritualità
e allo stile tardo gotico e primo rinascimentale del Trecento
e del Quattrocento. Ciò che rifiutano è quel
rinascimento maturo che trovava in Raffaello l’esponente
più tipico. Rossetti studia poesia e pittura alla
Royal Academy Schools e compie importanti traduzioni dei
testi di famosi poeti italiani , la più celebre “La
Vita Nova“ di Dante Alighieri. Nel 1848 insieme a
William Holman Hunt e John Everett Millais fonda la Confraternita
dei Preraffaeliti .
Nel 1850 Dante insieme ai suoi compagni d’arte pubblica
alcuni numeri di una rivista di pittura The Germ. Nel 1860
Rossetti si sposa con la modella Elizabeth Eleanor Siddal,
che però morirà due anni più tardi
per overdose da laudano. Nel 1870 viene ritrovato nella
tomba della modella il manoscritto La casa della vita. Negli
ultimi anni di vita, Gabriel fu vittima di depressione causata
dall’abuso di oppiacei che lo portarono alla morte
nel 1882 . Dante Gabriel Rossetti fu anche poeta, riproponendo
nei suoi sonetti la stessa poetica di estetizzazione spiritualizzata
ed ultra-raffinata che caratterizza anche i suoi quadri.
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