“L'Oriente comincia a Vienna, a Trieste, a Berlino. Comincia
col primo profumo di Kebab, tra i nuovi immigrati, dove si inizia
a percepire l'Altrove. Un Altrove, si badi bene, ancora famigliare,
nostro.”
Attraverso Austria, Slovenia, Ungheria, fino all’Ucraina
in treno, parte dal centro di Berlino per arrivare a Istanbul,
sulle acque del Danubio, in auto da Gorizia alla Puglia e in bicicletta
nel profondo Nordest, Paolo Rumiz giornalista e reporter italiano
già protagonista di un viaggio inusuale raccontato insieme
ad Altan nel libro Tre uomini in bicicletta, raccoglie in questo
libro i suoi scritti pubblicati e non, che hanno come filo conduttore
il tema dell'oriente, del viaggio e del racconto. Sono sei racconti
di un viaggio intrapreso ad una velocità alternativa a
quella tipica degli spostamenti moderni e con i ritmi calmi di
mezzi inusuali, come treni, chiatte, biciclette, la cui lentezza
ha la funzione di avvicinarci alle cose e di ridurre gli spazi,
lasciando che le immagini ci avvicinino alla gente ed alla loro
vita. Questo viaggiare impone riflessioni sulla storia, rievoca
i ricordi, osservazioni e confronti, in modo che non ci sia un
giudizio frettoloso su quello che vediamo, e sotto la luce della
comprensione quell' Altrove diventa qualcosa di conosciuto, non
ostile ma percepibile dentro di noi. Usando il fascino del racconto,
nel libro si ripercorrono tutti quei paesi che sembrano dimenticati
e riuniti sotto la parola Est, un monosillabo senza più
il sapore del mistero del passato e della cultura che rappresenta.
“Le terre del mattino”, Morghenland, come le chiama
l'autore in tedesco, sono un microcosmo di paesi sopravvissuti
ai disastri della storia un tempo al di là della cortina
di ferro, che conservano quasi intatta la loro cultura, ma soprattutto
sono paesi fatti di gente, di sapori e di odori, di tutti quegli
attributi che una semplice immagine non può descrivere,
ma che solo le emozioni possono trasmettere. Un Oriente non così
lontano che inizia nelle periferie delle nostre città abitate
dagli immigrati, un oriente non sconosciuto ma presente e vivo,
a cui dobbiamo molti aspetti della nostra civiltà: miti,
scritture, leggi , arte e architettura e lo scrittore ci invita
a ricercarle per combattere quelle paure che la parola Est ormai
evoca. Rumiz propone un suo nuovo modo di viaggiare dove l’andare
coincide con il raccontare e con i suoi ritmi. Appunti veloci
riproposti in uno stile raffinato da ottimo scrittore, che danno
un quadro reale e vivo senza nascondere i conflitti, le incongruenze
ed i disastri, le miserie nuove e vecchie. Tutto ciò contribuisce
a rendere il libro un viaggio affascinante, avvincente ma soprattutto
appassionante. [simonetta
cestarelli] |
Paolo
Rumiz nato nel 1949, vive a Trieste. Giornalista da sempre
sia per La Repubblica quanto per Il piccolo di Trieste
di cui e’ anche inviato speciale ,dal 1986 segue
gli eventi dell'area geografica europea Balcanico Danubiana.
Per questa sua attività e per i suoi servizi in
Bosnia ha vinto il premio “Hemingway” nel
1993 , e il premio “Max David” nel 1994 come
migliore inviato italiano dell'anno. Come scrittore ha
ricalcato e approfondito i temi della sua carriera giornalistica,
pubblicando nel 1990 Danubio. Storie
di una nuova Europa che tratta l’evoluzione
storica dell’area Danubiana; La
linea dei mirtilli. Storie dentro la storia di un paese
che non c’è più dove cerca
una interpretazione i della situazione dei Balcani negli
anni novanta; Vento di Terra. Istria
e Fiume, appunti di viaggio tra i Balcani e il Mediterraneo
diario di viaggio che prende in considerazione la realtà
Istriana in rapporto alle alti paesi dei Balcani; Maschere
per un massacro. Quello che non abbiamo voluto sapere
della guerra in Jugoslavia, un libro che cerca
di approfondire i meccanismi della guerra nei Balcani. |
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