Leggere
un romanzo di Cesare Battisti significa ripercorrere un periodo
assolutamente sconvolgente e al contempo molto intenso della
storia del nostro paese. Su di lui si è detto e scritto
molto, come del resto per i suoi compagni d’azione, ma
leggere una sua opera è forse il metodo più efficace
per porre sotto lente di ingrandimento gli anni settanta in
Italia. In questo libro il protagonista Corrado, rifugiato italiano
in Francia per le accuse di terrorismo, ci racconta la vita
degli esuli e dei loro tentativi di inserirsi in un tessuto
sociale non proprio ospitale, cercando soprattutto di fare il
meno rumore possibile. Naturalmente i ricordi ed i suoi compagni,
anch’essi esuli parigini, lo rimandano con il pensiero
all’Italia, a quegli anni in cui la lotta armata era convinta
di poter sovvertire l’ordine costituito. Proprio alcuni
suoi compagni lo convincono ad aiutare Roberto, giovane laureando
impegnato in una tesi sulla resistenza italiana in cerca di
assistenza intellettuale da parte di quelli che definisce gli
“ultimi veri esuli comunisti”. Dopo alcuni tentennamenti,
Corrado accetta di aiutarlo, ma scoprirà suo malgrado
che dietro l’immagine di un semplice lavoro accademico
si nascondono fitte trame politiche che cercano di riaprire
ferite del passato mai del tutto rimarginate. Da questo punto
in poi Corrado si impossessa nuovamente del suo spirito d’azione,
intenzionato a scoprire chi lo sta tirando in ballo di nuovo
e a quale scopo. Di fronte al protagonista e ai suoi compagni
di ventura si ergono fantasmi quali Togliatti e De Gasperi,
la spartizione in blocco del mondo dopo la guerra mondiale,
gli intrighi più inquietanti del dopoguerra, ma solo
per dimostrare la mancanza di consistenza di un avversario che
da tempo ha abbandonato la sua identità politica per
diventare solo immaginario (finanziario, militare, di propaganda).
Ed allora, di fronte a questa simulazione che rimanda a se stessa,
Battisti presenta lo svuotamento della stessa esperienza armata,
diventata oramai tecnica della sopravvivenza quotidiana. Il
desiderio di verità, dopo aver rovistato fra le macerie
dei propri ideali non è più solo una volontà
politica, magari dettata dai grandi ideali del tempo, bensì
il tentativo disperato di riconciliarsi con percorsi esistenziali
spezzati da forze più grandi di qualsiasi movimento antagonista.
Al protagonista non resta che continuare a lottare, non più
con le grandi speranze degli anni settanta, dei movimenti di
lotta, ma col disincanto di chi ha visto e vissuto sulla propria
pelle il tradimento degli ideali di liberazione proprio da chi
se ne faceva rappresentante. Un libro diretto, privo di metafore
o eufemismi, in cui la cui commistione tra noir classico ed
azione lo rende coinvolgente sia sul piano storico che della
narrazione.
[francesco
milito]
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Cesare
Battisti (Sermoneta, Latina, 1954) è un romanziere
noir italiano, già condannato per reati di terrorismo
politico. Membro dei “Proletari armati per il comunismo”,
nel 1979 Battisti viene arrestato nell'ambito di un'operazione
antiterrorismo di vaste proporzioni. Detenuto nel carcere
di Frosinone, mentre è in corso un’istruttoria
che si basa soprattutto sulle dichiarazioni di alcuni
pentiti, il 4 ottobre 1981 Battisti riesce ad evadere
e a fuggire in Francia. Per circa un anno vive da clandestino
a Parigi dove conosce la sua futura moglie. Poi si trasferisce
con la sua compagna in Messico dove nasce la sua prima
figlia. In Messico inizia a scrivere ed è tra i
fondatori della rivista culturale “Via Libre”.
In Messico termina il primo romanzo che verrà però
pubblicato, a sua insaputa, da un suo amico che si spaccia
per esserne l'autore. Durante il suo soggiorno messicano
i giudici italiani lo condannato in contumacia all’ergastolo
perché ritenuto responsabile di 4 omicidi e varie
rapine. Nel 1990 decide di tornare a Parigi e nel 1993
Gallimard pubblica nella prestigiosa Série Noire
il suo romanzo Travestito
da uomo. L’orma rossa
è la sua terza opera. |
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