Esistono
carceri peggiori delle parole.
Barcellona,
1945. Sullo sfondo di una città grigia ed assonnata,
padre e figlio camminano in silenzio tra le strade ancora buie
e solitarie. Si tengono per mano.
Inizia così il racconto di Daniel Sempere, il giovane
protagonista del romanzo, con un’immagine che è
un diretto richiamo alla copertina del libro, finestra aperta
su un mondo di ombre invisibili. Primo esordio narrativo dello
scrittore Carlos Ruiz Zafón, L’ombra
del vento è solo apparentemente
un giallo, o meglio, non lo è nel senso più classico
del termine. È una storia di storie, un racconto di vite
che s’intrecciano a loro insaputa, rincorrendosi nella
speranza di un riscatto, di una resa finale dei conti, di una
disperata ricerca di amore. Tutto comincia nel Cimitero dei
Libri Dimenticati, un luogo quasi magico, surreale, profondamente
nostalgico, abbandonato al destino crudele del tempo e dell’oblio.
Perché anche i libri possiedono un’anima, nel senso
più spirituale del termine. Ogni libro è come
un mondo a sé, dove non solo i protagonisti che l’autore
descrive sono personaggi che prendono vita attraverso la lettura,
ma è lo stesso autore il protagonista del racconto, vivendo
nell’ombra delle storie che ha creato. Scrivendo, lascia
un’impronta indelebile del suo fugace passaggio. Scrivendo,
parla involontariamente di sé, come se i suoi libri raccontassero
due storie, una vera ed una solo immaginata.
Quando il giovane Daniel Sempere trova, tra gli immensi scaffali
del Cimitero dei Libri Dimenticati, il testo prescelto ad essere
salvato dall’oblio e dall’inesorabile trascorrere
del tempo, entra a sua insaputa in un mondo appartenuto al passato,
un mondo per troppo tempo rimasto in attesa. Il libro è
appunto L’ombra del vento,
scritto da Julián Carax e pubblicato nel 1935 a Parigi.
Nel momento in cui Daniel entra in possesso di questo testo,
esce dall’ombra un personaggio che sembra non appartenere
alla realtà, una figura oscura, sfuocata, inquietante,
che ha come unico scopo quello di bruciare e quindi distruggere
anche nel ricordo, l’ultima copia di un libro che tutti
sembravano aver dimenticato. Con l’aiuto di un amico un
po’ eccentrico quanto misterioso, Daniel comincerà
ad indagare sulla vita dello scrittore, facendo emergere dalle
ombre della memoria figure di donne bellissime, di uomini malati
e di segreti troppo a lungo taciuti. Nell’intreccio di
vite che affiorano in superficie, è contenuta proprio
quella storia che ogni libro inevitabilmente possiede: quella
dell’uomo che ne è l’artefice.
Zafón trascina il lettore in un indimenticabile viaggio
tra surreale e reale, dove anche le strade di una città
conosciuta assumono sfumature impensabili, fragili, sottili.
Barcellona è, probabilmente, la terza donna del romanzo,
attraente e sfuggente al tempo stesso, ambigua e misteriosa,
inguaribilmente affamata d’amore. Un libro intenso, che
oltrepassa i confini del giallo e diventa racconto, vissuto,
ricordo. Un libro nel libro, una riflessione sul valore di ciò
che leggiamo e sull’indescrivibile bellezza delle parole,
alle quali spesso affidiamo le nostre vite.
[giulia
rastelli]