“Sono
in quello stato d’animo in cui mi ci vuole assolutamente
la presenza di Stojil. Perchè Stojilkovitch le disillusioni
le ha conosciute tutte. Tutte. Per prima cosa il Buon Dio, in
cui credeva caschi il mondo, e che è scivolato nella
sua anima insaponata, lasciandolo in balia dei venti della Storia.
Poi l’eroismo della guerra, e la sua assurda simmetria.
La santa obesità dei Compagni, in seguito, fatta la rivoluzione.
E infine la rognosa solitudine dell’escluso. Tutto è
andato in malora, nel corso della sua lunga vita. Cosa gli resta?
Gli scacchi (il gioco), benché anche lì gli accada
di perdere. E allora? L’umorismo, irriducibile espressione
dell’etica.”
È
molto difficile scrivere di un libro che si adora. Perchè
è questo che capita, irrimediabilmente, con Daniel Pennac:
o lo si odia, o lo si ama. E lo stesso capita con le sue storie,
i suoi personaggi: si odia di istinto quello che odia lui, e
si ama d’istinto quello che ama lui, e viceversa. È
questo che succede nel leggere
Il paradiso degli orchi, primo
capitolo di un’intera serie dedicata alla famiglia Malaussène.
Una famiglia molto particolare, in effetti, una famiglia dove
la madre si fa vedere solo ogni tanto, di solito per far nascere
un nuovo fratello o sorella, i padri sono “sparpagliati”,
vivono in una ferramenta in disuso: uno di loro è astrologo,
uno fotografa tutto quello che vede, uno disegna Babbi Natale
molto particolari, un altro ha una parlantina inarrestabile.
Per non parlare del cane di famiglia, Julius, che ha una sola
caratteristica particolare, oltre la puzza: è epilettico.
In mezzo a tutto questo troneggia un protagonista assoluto,
narratore della storia in prima persona: Benjamin Malaussène,
di professione capro espiatorio. Non si tratta ne di uno strano
scherzo, ne di un soprannome, ne di una presa in giro fra colleghi.
Il lavoro di Benjamin è davvero “farsi fare delle
piazzate”, e sembra fatto proprio su misura per lui; peccato
che la sua condizione di capro espiatorio inizi a manifestarsi
anche nella vita vera. Nella prima avventura dedicata alla famiglia
Malaussène, infatti, Benjamin lavora in un Grande Magazzino,
ed è il periodo di Natale. Sembra tutto perfetto; c’è
solo una cosa a rovinare l’atmosfera di festa. In questo
caso, una serie di bombe che esplodono – apparentemente
- senza una ragione precisa, senza un movente, ed ogni volta
con metodica, sadica precisione, quando Benjamin è nei
paraggi. Il libro narra la storia delle sue indagini, dall’inaspettato
incontro con una bella giornalista d’assalto, ad un simpatico
investigatore di polizia in procinto di andare in pensione.
Tutto si svolge in una Parigi romantica e disincantata al tempo
stesso, forzatamente allegra per il Natale, ma che in realtà
ha ben poco da festeggiare. Il libro si legge senza problemi:
è un piacere immergersi nei pensieri di Benjamin, seguirlo
nelle sue indagini. Il libro, per i fanatici delle letture veloci,
non è molto lungo, e nonostante ci sia un seguito (La
fata carabina) non ha finale aperto.
Consigliato.
Piccola curiosità il titolo dell'opera cita quello di
un romanzo di Emile Zola: Al paradiso
delle signore, in originale
Au bonheur des dames.
[daniela
montella]
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Daniel
Pennac, pseudonimo di Daniel Pennacchioni, nasce a Casablanca
(Marocco) nel 1944. Trascorre la sua infanzia in Africa,
nel Sud-Est asiatico, in Europa e nella Francia Meridionale.
Si laurea in lettere all’Università di Nizza
ed insegna per ventotto anni, a partire dal 1970. Inizia
l'attività di scrittore con un pamphlet contro
l'esercito (Le service militaire au service de qui? del
1973). Nel 1985 comincia una serie di romanzi che girano
attorno a Benjamin Malaussène, di professione capro
espiatorio, alla sua inverosimile tribù, composta
di fratellastri, sorelle veggenti, madre sempre innamorata
e incinta, e ad un quartiere poco raccomandabile di Parigi,
Belleville. Scopre il romanzo giallo leggendo Louis Berretti
di Henderson D. Clark. In seguito a questa lettura scrive
Au bonheur des ogres pubblicato nel 1985 in una prestigiosa
collana di romanzi gialli. Nel 2005 è stato insignito
della legion d'onore per le arti e la letteratura. |
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