L’antipasto
nel mondo culinario deve far pregustare le portate successive,
ci deve spingere a sognare cosa vi sarà dopo, ad immaginare
le prelibatezze che ci attendono. La curiosità deve invadere
la nostra mente, ci deve portare a chiedere di più. E
proprio come un invitante antipasto, il testo di Michele Dantini
ci invoglia, ci incuriosisce e ci spinge a chiedere, a domandare
e a riflettere. Ed allora diventa un obbligo scoprire l’arte
che conta, quella in sostanza che rimane e che a tratti ci entusiasma.
Arte contemporanea è uno
scritto lineare, che tratta con la dovuta precisione i grandi
temi della pittura dalle avanguardie storiche fino ai giorni
nostri. Molti potranno contestare che l’evento artistico
trattato da Dantini non sempre sia attuale come il titolo vorrebbe
ma forse è anche questa la caratteristica di questo libro
edito dalla Giunti. L’atto umano del creare infatti è
sempre moderno, vivo ed attuale, non esistono periodo recenti
o passati, non esiste insomma un’arte contemporanea ed
una arcaica. Dal primo artista trattato, Kandinsky, fino all’ultimo,
Jeff Koons, il segno ed il colore sono identici perché
partono dalla voglia di creare e di stupire. Ed allora durante
la lettura si rimane incantati dalle tele di Matisse, dall’eleganza
compositiva di Mirò, dal talento unico ed inimitabile
di Picasso e dal genio di Warhol. Una lettura scorrevole condita
con ottime immagini e precisazioni puntuali ed attente. Si parte
con le Avanguardie storiche, essenziali per capire le creazioni
di oggi, si incontrano lungo il cammino artisti quali Klee e
Nolde e ci si perde nei ricordi con nomi quali Boccioni e Braque.
Dantini punta sulla comprensione delle opere ma ci da solo un
assaggio di ciò che potremmo scoprire noi stessi con
la nostra curiosità. Lo stessa che ha accompagnato in
tutti questi anni gli scritti dell’autore stesso, sempre
attenti e mai banali (uno su tutti, Cubismo,
del 2002 ). Il testo incalza, si passa al periodo fra le due
guerre, un’epoca dura ma artisticamente intensa, pregna
di successi ma anche costellata da insuccessi. È in questo
periodo che nasce il genio di Duchamp, incredibile e sottovalutato;
la nostalgia di Sironi e la precisione maniacale di Mondrian,
ma vi è anche spazio per autori poco trattati quali per
esempio Casorati (inesistente nei libri di scuola di oggi) e
Brancusi, scultore geniale ma mai capito del tutto. Mi permetto
di sottolineare la scheda su Christian Schad, artista eclettico
e provocatorio che si dovrebbe riscoprire. Si passa con leggerezza
e continuità di intenti al decennio informale, pieno
di esperienze e di emozioni e di tentativi alle volte disparati.
Lo scrittore ci incuriosisce come se volesse stuzzicarci, come
se dovessimo sforzarci per volere di più, per pretendere
di più. Dall’art brut all’informel, tutto
ci comunica sperimentazione e novità. Fontana e i suoi
tagli, Bacon e la sua materia indefinita e alle volte quasi
inesistente, Rothko con le sue tele essenziali ma estremamente
concettuali fino ad arrivare a Pollock, vero artista e sperimentatore
a tratti folle. Ed infine i giorni d’oggi con le Neoavanguardie.
Non è mai facile criticare i tempi moderni e soprattutto
guardare con occhio critico la nostra realtà che per
molti appare insipida e satura di esperienze artistiche fallite.
Dantini ci porta una sua personale visione dei giorni nostri
con artisti come Beuys, genio dell’arte povera, Warhol,
vero ago della bilancia per l’arte di oggi. Dantini arriva
ad analizzare uomini sconosciuti ai più quali Frank Stella,
Susan Hiller, artista interessantissima e veramente ispirata,
Francesco Manzoni, genio napoletano che oggi abita a New York.
L’analisi non è mai facile nel mondo dell’arte
ma Michele Dantini ci stuzzica con succulenti antipasti che
non ci possono lasciare indifferenti.
[alessio
moitre]