“Il quarto vuoto” è il nome attribuito al Rubʿ al-Khālī, uno dei più grandi deserti di sabbia del mondo che ricopre un quarto della Penisola Arabica. Sconfinato, arido, inospitale, disabitato, estremo, sconosciuto. Con questa ispirazione negli occhi lo spettacolo è un viaggio di esplorazione all’interno del “Quarto Vuoto” interiore dell’animo umano. L’attore come l’essere umano si trova a confrontarsi con il proprio “quarto vuoto” in un percorso di ricerca; senza paura e senza difese è tenuto a intraprendere un cammino in se stesso oltrepassando i confini del conosciuto e del consapevole per ascoltare la voce del deserto. Si tratta di un teatro quasi silente che parla attraverso la musica, il corpo e l’animo degli attori, dei ballerini e dei performer.
Attraverso la destrutturazione del sé e l’esplorazione dello spazio esterno e interno si abbattono le barriere fisiche per liberare la memoria del corpo e i movimenti primordiali; ascoltando il ritmo interiore e seguendo l’impulso emotivo che diverrà il motore della creazione artistica. Lo spettacolo, dopo aver girato teatri e festival torna il 28 e 29 gennaio a Roma, dov’è nato, al Teatro Hamlet e per altre tre date 31 gennaio, 1 e 2 febbraio a Napoli a Galleria Toledo – Teatro stabile d’innovazione. Nelle due città gli spettacoli sono preceduti da due appuntamenti con Mamadou Dioume: a Roma lo stage intensivo di recitazione “L’altro e l’oltre” dal 22 al 26 gennaio; a Napoli, prima della prima venerdì 31 alle 18:00 la conferenza “Peter Brook et moi”.
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