«Viviamo una fase storica particolare, in cui la stessa libertà genera costrizioni…
Il soggetto di prestazione, che si crede libero, in realtà è un servo: un servo assoluto nella misura in cui sfrutta se stesso senza un padrone…
Il neoliberalismo è un sistema molto efficace nello sfruttare la libertà, intelligente perfino… Sfruttare qualcuno contro la sua volontà non è efficace: nel caso dello sfruttamento da parte di altri il rendimento è assai basso.
Soltanto lo sfruttamento della libertà raggiunge il massimo rendimento…
Il neo liberalismo elimina la classe operaia che è sfruttata da altri. Oggi, ciascuno è un lavoratore che sfrutta se stesso per la propria impresa. Ognuno è padrone e servo in un’unica persona.
Nel regime neoliberale dell’autosfruttamento, l’aggressione si rivolge, invece, contro noi stessi: quest’aggressività indirizzata contro se stessi non rende gli sfruttati dei rivoluzionari, bensì dei soggetti depressi…
L’elettore in quanto consumatore non ha oggi alcun reale interesse per la politica, per la costruzione attiva della comunità. Non è disposto a un comune agire politico e neppure ne è capace: reagisce solo passivamente alla politica, criticando, lamentandosi, proprio come fa il consumatore di fronte a prodotti o a servizi che non gli piacciono…
Ogni dispositivo, ogni tecnica di dominio produce oggetti devozioni che vengono utilizzati per sottomettere…
Lo smartphone è un oggetto devozione di natura digitale, anzi è per eccellenza l’oggetto devozione del digitale. Come strumento di oggettivazione funziona come il rosario: entrambi servono alla sorveglianza e al controllo del singolo su se stesso. Il like è l’amen digitale. Mentre clicchiamo like ci sottomettiamo al rapporto di dominio. Lo smartphone non è solo uno strumento di sorveglianza ma anche un confessionale mobile».
Brani tratti da “Psicopolitica” di Byung – Chul Han, edito da Nottetempo.
Un saggio sorprendente da leggere sul finire dell’estate, quando gli smartphone bruciano e il ritorno al lavoro è imminente…
Nessun commento