Andrea Camilleri legge Il metodo Catalanotti

Quando si parla o si scrive di Montalbano è perché l’ultima puntata tv ha superato i dieci milioni di ascoltatori, le repliche sono costantemente il programma più visto del prime time televisivo, il libro ha venduto centinai di migliaia di copie. Allora si prova a comprendere il perché di questo successo, si cerca di interpretarne la fenomenologia, lo snob per criticarla a prescindere, il paria per esaltarla comunque.

Dell’opera letteraria, del suo specifico non se ne parla mai.

Cosi per inutile vanità, (nessuno più legge libri, figuriamoci le critiche) oggi parliamo del “metodo Catalanotti”, l’ultima opera di Andrea Camilleri, appena uscita per Sellerio.

È uno dei migliori libri italiani degli ultimi anni. Forse il migliore.

La virtù principale, il segreto dello scrittore e in questo simile al Maigret di Simenon, è il piacere intrinseco della lettura. È un piacere puro, si prende il volumetto blu scuro con i caratteri d’oro, due pagine per riprendere la confidenza con la lingua e poi ci si lascia trasportare nel mondo lontano e vicinissimo di Vigata. Non ha importanza la trama, i personaggi si confondono con il nostro mondo interiore, le parole ci rassicurano anche quando i fatti descritti sono incresciosi; insomma si sale su un tappeto volante dal quale non si vorrebbe più scendere, succeda quel che succeda. Via i telefonini, abbasso la televisione, a morte i social quando si legge Montalbano!

Ma questo in fondo vale per tutti i romanzi della serie.

Il metodo Catalanotti ha qualcosa in più.

La scrittura, partita con la solita leggerezza si fa a mano a mano più intensa, vira verso il surreale, tocca il dramma interiore e poi lentamente ritorna sul tono della commedia amara.

La vicenda, con una felice intuizione narrativa, è una sorta di lentissima dissolvenza incrociata che rende sempre più percettibile e delineato il carattere di Catalonotti un personaggio affascinante, sfuggente, appassionato di teatro fino alla mania, che, pur non essendo mai presente fisicamente, prende Montalbano per la gola e lo costringe a mettersi in discussione, a confrontare le sue smanie di uomo vecchio e insoddisfatto con chi è disposto a seguir la propria indole e la propria passione con lucidità, fino alle più estreme conseguenze.

In questo tourbillon emotivo, in cui si passa da Catarella a Grotoswsky con estrema naturalezza, un altro grande merito del libro è il trattare argomenti spinosi senza cedere al ricatto del politicamente corretto che qualche volta subisce la trasposizione televisiva. Dal tradimento all’usura il terreno in cui si muove il nostro commissario è controverso, spigoloso, ambiguo e quindi vero, il bene e il male non sono definiti e persino la morte è un ghigno di soddisfazione.

Ultima, ma fondamentale nota da segnalare, è il meccanismo della narrazione che permette alle varie storie oggettive e soggettive di intrecciarsi tra di loro senza perdere tensione, fino al districarsi in un finale avvolgente chiuso da un coup de theatre non metaforico ma reale, che scioglie i nodi di una vicenda giocata sul filo della finzione e per questo ancora più autentica.

TitoloIl metodo Catalanotti
Titolo originaleid
AutoreAndrea Camilleri
GenereNarrativa italiana
Anno2018
Casa editriceSellerio
Pagine304
Prezzo14,00