Come da tradizione i due deus ex machina Deflorian/Tagliarini uniscono, miscelano, amalgamano, attualizzano e quindi modificano il presente. Il dialogo tra i due artisti è continuo, intimo e insieme ricco di ricordi personali, a cui si aggiunge una parte di storia cinematografica italiana. “Sovrimpressioni” è una performance per un numero limitato di spettatori legata al progetto liberamente ispirata al film di Federico Fellini del 1986 “Ginger e Fred”.
L’unione dei due momenti – personale e nazionale – trasforma il testo e la messa in scena facendola diventare universale. Frasi di Deflorian: “Come sto bene seduta” o momenti lirici come la danza di Tagliarini con la pianta, la trasformazione drammaturgica a vista per il pubblico nei personaggi, mentre si parla di vita reale tra pasti a base di riso e stasi professionale, sono un compendio di noi stessi, del nostro essere esseri umani.
Così spiegano la genesi gli autori stessi: “Che cos’è Sovrimpressioni? Abbiamo rubato il titolo alla splendida raccolta di poesie di Andrea Zanzotto e al suo bisogno di sovrapporre artificio e natura, lingua madre e neologismi, rapporto con le cose e i lampi del pensiero. Tutto questo ci riguarda nel rapporto che da tempo stiamo intessendo tra biografia e finzione, tra le figure che rincorriamo per conoscerci meglio e il presente, lo sfondo storico che preme sulle nostre scelte, le confonde, le smentisce, le conferma. Nel film di Fellini due artisti che non hanno mai sfiorato il successo, Pippo e Amelia, conosciuti per la loro imitazione della famosa coppia Ginger Rogers e Fred Astaire, tornano dopo molti anni ad esibirsi in pubblico in un programma televisivo scoppiettante di banalità e volgarità. Daria e Antonio dopo anni di lavori condivisi con altri tornano in scena come la coppia che li ha fatti conoscere, hanno avuto a loro modo successo, la prolungata vicinanza ha confuso alcuni confini tra i due e nello stesso tempo la lunga convivenza sul palco li ha resi meno amici, più appuntiti nel bisogno di evidenziarsi”.
Analizzandosi i due precisano anche come e cosa rappresentano i movimenti che legano tra loro i momenti drammaturgici: “Lei non ha una grande simpatia per Giulietta Masina, trova il costume che le hanno messo nel film demodé, ma questa parola che credeva negativa si rivela un’occasione, un traguardo. Scopre che dietro l’irritazione che sente per quella figura femminile così apparentemente docile ci sono punti in comune inizialmente inaspettati. Lui ha paura di invecchiare, pensava – come Fellini – che sarebbe successo solo agli altri. Trova coraggioso che Marcello Mastroianni si sia fatto diradare i capelli dal truccatore, strappati uno a uno con le pinzette in modo che anche nell’aspetto della pelata assomigli al regista come una goccia d’acqua. Quello che succede in scena scorre tra il momento in cui i due entrano nello spazio da fuori, dal loro presente e quello in cui dopo un’ora si ritrovano invecchiati, non per assomigliare ai due attori o ai due personaggi, ma per assomigliare a quell’età che hanno e che da fuori ancora loro non vedono”.
Allo spettatore resta il compito, prezioso quanto lo spettacolo, di riportare con sé brandelli di vita, di teatro e di passione.
Titolo | Sovrimpressioni |
Autore | liberamente ispirato al film Ginger e Fred di Federico Fellini di Daria Deflorian e Antonio Tagliarini |
Adattamento | Daria Deflorian e Antonio Tagliarini |
Regia | Daria Deflorian e Antonio Tagliarini |
Costumi | Metella Raboni |
Aiuto regia | Chiara Boitani |
Interpreti | Daria Deflorian e Antonio Tagliarini e con Cecilia Bertozzi e Chiara Boitani |
Durata | 70' |
Produzione | A.D. e Santarcangelo Festival con il sostegno di Carrozzerie | n.o.t Roma e di Ostudio Roma |
Anno | 2021 |
Genere | drammatico |
Applausi del pubblico | Fragorosi |
Compagnia | Deflorian e Tagliarini |
In scena | 30 giugno – 1 luglio ’22, Arsenale, Biennale di Venezia |
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