Un dialogo, un confronto aperto all’inizio, in chiusura e durante la messa in scena. Un dialogo tra i giovani attori e il loro insegnante di teatro, il dialogo tra la Medea della tragedia greca e quella belga dei nostri giorni, un dialogo tra scena fisica e riprese video. Il dialogo che rende necessario il teatro.
Con “Medea’s Children”, Milo Rau propone in prima italiana al Teatro alle Tese di Venezia per la Biennale Teatro 2024 l’ennesimo, (riuscito), nuovo, imperdibile e approfondito sguardo sul ruolo dei bambini nel teatro. Lo spunto è un caso di cronaca nera (Rau parte sempre dal reale per passare al drammaturgico) in cui una madre disperata decide di uccidere i suoi figli e di togliersi la vita, eppure sopravvive. La tragedia moderna si intreccia con quella classica di Medea, il più famoso caso di conflitto relazionale e infanticidio della letteratura occidentale.
Tutto prende vita da sette sedie e da un uomo vestito di nero: il suo nome è Peter Seynaeve e si occupa di un bambino e cinque bambine. Insieme hanno rappresentato “Medea” e ora vogliono aprire un dialogo, il classico dibattito con il pubblico. La vicenda della “barbara” Medea, che uccide i tre figli per amputare la discendenza del traditore Giasone, entra in risonanza con il caso della madre belga Geneviève Lhermitte (nella drammaturgia il nome diventa Amandine Moreau), che nel 2007 uccideva uno dopo l’altro i propri cinque figli e tentava, senza successo, il suicidio. Il gruppo di bambini, un sanguinoso caso di cronaca nera e la storia più oscura delle radici della cultura europea diventano l’occasione per riflettere sull’essere umano. Il resto merita di essere vissuto, assorbito e assimilato di persona, apprezzando come gli strumenti di linguaggio scenico diventino arte, tra l’utilizzo del mezzo videografico, la ricerca antropologica, il dolore, l’impegno civile che accompagna la poetica e la cronaca e la violenza che diventano escamotage per scavare il dubbio nello spettatore.
La 52ª edizione della Biennale Teatro, l’ultima della riconoscibile direzione di Gianni Forte e Stefano Ricci, lascia come testimonianza di sé “Medea’s Children”, che conclude la trilogia che Rau ha dedicato alle tragedie greche dopo Oreste e Mosul e Antigone in Amazzonia. Il regista svizzero prosegue il suo viaggio nell’orrore dell’essere umano, tenendo per mano lo spettatore e cercando di ipotizzare una via. Quella del dialogo.
Titolo | Medea’s Children |
Autore | Milo Rau |
Adattamento | Kaatje De Geest |
Regia | Milo Rau |
Scene | ruimtevaarders |
Costumi | Jo De Visscher |
Suono | Elia Rediger |
Coreografie | attrezzeria Joris Soenen |
Luci | Dennis Diels |
Interpreti | Peter Seynaeve, Bernice Van Walleghem, Aiko Benaouisse, Ella Brennan, Helena van de Casteele, Juliette Debackere, Elias Maes |
Durata | 90' |
Produzione | NTGent |
Ideazione e regia teaser video | Moritz von Dungern |
Coproduzione | La Biennale di Venezia, Wiener Festwochen, ITA - Internationaal Theater Amsterdam, Tandem - Scène nationale (Arras Douai) |
Anno | 2024 |
Genere | dramma |
Applausi del pubblico | Fragorosi |
Compagnia | NTGent |
In scena | 29 giugno 2024 ore 20 Arsenale - Teatro alle Tese Biennale Teatro Venezia |
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