Immaginate che, fra tutte le verdure, siate costretti a salvarne soltanto una: quale scegliereste? “Genoves’” è un inno alla cipolla. Contrapposto al pomodoro, l’antico bulbo è vittima di pregiudizi eppure prezioso, essenziale, insostituibile; al tempo stesso, rispetto all’aglio rappresenta un’opzione meno estrema e radicale: più democratica, più ecumenica. La cipolla “è bella e fa piangere”: come un buon melodramma, come il teatro, come la vita. La cipolla ha un’anima: al di sotto degli strati che si sfogliano, sottili e superficiali.
La cipolla ramata è la varietà utilizzata da Angelo Curti per allestire un meraviglioso sugo con il quale condirà le “candele” spezzate sul momento: la napoletanissima “genovese” fa a meno del pomodoro e fa vincere la cipolla, sposandosi con l’abbondanza della carne. “Genoves’” non è uno spettacolo e nemmeno un’esperienza culinaria: è una creatura da festival, un intermezzo mangereccio, una gustosa parentesi conviviale.
In compagnia di un Curti cuoco e affabulatore, fra qualche citazione nobile e divagazioni caravaggesche, si gode semplicemente il piacere di un piatto di pasta e un bicchiere di vino, con il dichiarato pretesto di filosofeggiare intorno ai risvolti metaforici della cipolla, dal rito partenopeo del ragù, alle origini e declinazioni, passando per le nonne che avvolgevano l’intero palazzo con i profumi della cucina,fino alle ricette che sfuggono alla logica matematica degli algoritmi.
Scrive la poetessa polacca Wisława Szymborska: «La cipolla è un’altra cosa»; il più bel ventre del mondo, una centripeta fuga, «l’idiozia della perfezione».
Titolo | Genoves' |
Interpreti | Angelo Curti |
Durata | 45' |
Produzione | Teatri Uniti |
Anno | 2016 |
Applausi del pubblico | Ripetuti |
In scena | 26 settembre 2016 al Teatro Vascello - Via Giacinto Carini, 78 - Roma |
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