Racconta Lope de Vega nel suo periodo di maggior produzione letteraria (all’interno di quello che fu el siglo de oro), che un cavaliere senza macchia per amore di Inés, la donna conosciuta alla fiera di Medina, si rivolse alla vecchia Fabia, affinché intercedesse per lui verso l’amata, raccontandole della sua passione. Il piano ebbe così tanto successo che l’affascinante dama promise al cavaliere di diventarne la sposa non sapendo che, nel frattempo, il padre aveva invece concesso la sua mano a Don Rodrigo. Il cavaliere salva la vita al contendente sottraendolo alle furie di un toro, eppure Don Rodrigo gli tende un agguato lungo il cammino che lo riporta a Olmedo, la sua città, uccidendolo. Il fato crudele volle che, proprio quando Inés aveva ottenuto dal padre il consenso per sposare il valoroso cavaliere, si adempisse la profezia di un versetto popolare:

“Que de noche le mataron
al Caballero,
la gala de Medina,
la flor de Olmedo”

A chiusura della storia il re ordina l’uccisione di Don Rodrigo, trovando così intero compimento la tragedia de “El Caballero de Olmedo” raccontata dai versi. Tra la fine del Cinquecento e l’inizio del Seicento Lope de la Vega insieme a Luis de Góngora e Miguel de Cervantes scrivono una serie di poemi epico-lirici ispirati dal petrarchismo e caratterizzati dagli ottonari, tipici delle romances, perfetti per la melodia della lingua spagnola, ma poco per la ritmica espressiva dell’italiano. Sul palcoscenico del Teatro alle Tese, all’interno dell’Arsenale, la tragedia del “Caballero de Olmedo” si consuma a suon di ottonari dapprima rappati (dalla brava Fabia, Rosa Maria Sardà) e poi cantati a turno dai protagonisti, in un crescendo emotivo che trova il suo apice nel canto finale di Pepe Moto.

L’opera in tre atti in versi di Lope de Vega appartiene a un teatro poetico e popolare al tempo stesso. Lope de Vega scriveva rivolgendosi «para todos los pùblicos» (a tutti i pubblici). Un principio, questo, che non è mutato con il passare del tempo: la bellezza dei versi e il messaggio contro l’intolleranza che reca i sé la tragedia, lo testimoniano. Mai come ora il tema è tanto attuale. Minimale e contemporanea la scelta di far rimanere in scena tutti gli attori (del Teatre Lliure e della Compañía Nacional de Teatro Clásico), seduti su due file di sedie con i musicisti Pepe Motos e Antonio Sánchez. La passione travolgente dei versi, abbinati al ritmo incalzante del flamenco, accendono il pubblico della Biennale, che conferma la sua tendenza pop.

TitoloEl Caballero de Olmedo
AutoreFélix Lope De Vega
Adattamentodi Lluís Pasqual a partire dalla versione di Francisco Rico
RegiaLluís Pasqual
MusicheDani Espasa
ScenePaco Azorín
CostumiAlejandro Andújar
SuonoRoc Matey
Coreografiemaestro d’armi e coreografia Isaac Morera
LuciLluís Pasqual e Fernando Ayuste
InterpretiLaura Aubert, Javier Beltrán, Paula Bianco, Jordi Collet, Carlos Cuevas, Pol López, Pepe Moto, Francisco Ortiz, Mima Riera, Antonio Sánchez, Rosa Maria Sardà - Francesca Piñón, David Verdaguer, Samuel Viyuela González
Durata80'
Ideazione e regia teaser videoFranc Aleu
Coproduzionecoproduzione Teatre Lliure e Compañía Nacional de Teatro Clásico
Anno2013
GenereTragedia
Applausi del pubblicoScroscianti
CompagniaCompañía Teatre Lliure e Joven Compañía Nacional de Teatro Clásico
In scena1 agosto 2015 h20 Teatro alle Tese - Venezia - 43. Biennale Teatro