Ferve l’attesa per la prima nazionale di “Die Ehe der Maria Braun” (“Il matrimonio di Maria Braun”), spettacolo che Thomas Ostermeier dedica al pensiero anarchico di Rainer Werner Fassbinder che, nel 1979, con l’omonimo film vinse l’Orso d’argento a Berlino. Nel difficile contesto di ricostruzione post-bellica, Maria Braun è l’emblema dello sforzo che la nazione tedesca fu chiamata a compiere per raggiungere un livello di benessere sociale che gli avrebbe permesso di recuperare economicamente la sconfitta della guerra. In un mondo abitato da uomini che la vogliono dapprima vedova e poi prostituta e amante, Maria sopravvive alla fame e allo squallore delle richieste sessuali dei soldati americani, liberando se stessa dai giudizi sociali e raggiungendo il benessere economico. Il dio denaro vince su qualunque valore: la società stessa si adegua e si libera dai propri pudori quando è il caso di ottenere riconoscimenti di status e beni materiali, che anestetizzano dal disonore della sconfitta.
La critica sociale che Fassbinder ha compiuto nella descrizione del percorso di ricostruzione del Paese e che Ostermeier ripropone in un momento storico in cui la Germania si trova a occupare il ruolo di guida di un’Europa in ginocchio, atteneva soprattutto alla facilità con la quale ci si liberò di alcuni tabù in favore del raggiungimento del benessere economico. Tra cambi scena che si muovono con fluidità cinematografica sul palcoscenico del Teatro Goldoni, i bravi attori della Compagnia stabile Schaubühne danno prova di ironia e controllo scenico. L’armonia è palpabile e con essa l’intelligenza registica che prevede la creazione di piccoli ambienti all’interno di uno grande e straniante, che ricorda il foyer di un cinema o di un hotel decadente. Pochi costumi per determinare i cambi di personaggio (particolarmente riuscito quello di Robert Beyer, dalla madre di Maria al dottore), quattro lampadari azionati da saliscendi e due ampie tende poste come quinte ai lati del palcoscenico incorniciano dialoghi ritmati e fluidi.
La Maria Braun di Ursina Lardi è una donna sola che si risolleva dalla catastrofe anche con un pizzico di ingenuo divismo alla Marilyn. La solitudine della sua condizione è lampante nel momento in cui la ricerca di una vita migliore trova la traduzione nel desiderio del raggiungimento di un benessere puramente materiale. A simboleggiare l’uscita definitiva dalla crisi è la vittoria della Germania durante il Mondiale di Calcio del 1954. A fronte del lascito testamentario di Oswald a Maria e a suo marito, corrisponde l’incendio con cui brucia la loro casa e, con essa, il valore della famiglia. Nel fumo di una sigaretta accesa da una Maria abbigliata da un meraviglioso abito color oro, trova compimento qualsiasi possibilità di rinascita spirituale. Del tutto convincente la prova di teatro contemporaneo.
Titolo | Die Ehe der Maria Braun |
Autore | Peter Märthesheimer, Pea Fröhlich. Julia Lochte, Florian Borchmeyer. |
Regia | Thomas Ostermeier |
Musiche | Nils Ostendorf |
Scene | Nina Wetzel |
Costumi | Ulrike Gutbrod, Nina Wetzel |
Interpreti | Thomas Bading, Robert Beyer, Moritz Gottwald, Ursina Lardi, Sebastian Schwarz |
Durata | 120' |
Produzione | Schaubühne (riedizione della produzione del Münchner Kammerspiele) |
Ideazione e regia teaser video | Sébastien Dupouey |
Anno | 2015 |
Genere | Commedia |
Applausi del pubblico | Scroscianti |
In scena | 31 luglio 2015 h20 Teatro Goldoni - Venezia |
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