Se oggi vedere un film su uno schermo digitale (smartphone, tablet o pc) lo si considera cosa normale, se leggere un libro su un e-reader fa quasi fico e ascoltare la musica in formato mp3 è imprescindibile, immaginare di assistere ad uno spettacolo teatrale seduti sul divano di casa propria suona come un abominio, una cosa contro natura.
Eppure nel 2016 è nata una start-up che si pone l’obiettivo di portare il teatro lì dove questo non arriva, permettendo agli spettatori di assistere a spettacoli che altrimenti sarebbe impossibile vedere. Come? Dove? Quando?
Partiamo dall’inizio. Questo progetto si chiama Welcome Theatre e nasce dalle menti ed i sogni di un gruppo di professionisti (autori teatrali, ingegneri informatici esperti di marketing digitale e management) composto da Claudio Santomauro (compositore), Nicola Sarnicola, Stefano Santomauro (autore e drammaturgo) e Armando Giorgi (esperto di Marketing Digitale). Abbiamo incontrato questi ultimi due nella loro sede operativa a Roma.
Perchè Welcome Theatre?
Stefano Santomauro: Nel teatro vige spesso e volentieri l’autoproduzione. Parlando con professionisti del settore ci siamo chiesti: ma è possibile che degli esordienti non abbiano la possibilità di far conoscere i loro spettacoli? Essendo prassi per le piccole e grandi produzioni effettuare registrazioni video degli spettacoli, perchè non metterle a disposizione di un pubblico più ampio dei semplici addetti ai lavori? Il problema principale era e rimane la qualità con la quale vengono effettuate. Uno dei nostri obiettivi è permettere di usufruire di un’esperienza teatrale sicuramente diversa, attraverso video di alta qualità.
Armando Giorgi: Quando abbiamo iniziato abbiamo interrogato gli addetti ai lavori e parallelamente alla curiosità, alla velata utilità di aprirsi alle nuove tecnologie, c’era anche molto scetticismo. Il mondo del teatro è tradizionalmente conservatore e in molta parte diffidente verso l’innovazione e i forti cambiamenti portati dalle nuove tecnologie. Consapevoli di questo contesto abbiamo deciso di percorrere un sentiero un po’ più lungo e tortuoso che prevedeva un maggiore confronto ed apertura, una disponibilità ad ascoltare, una presenza diffusa e parallelamente fornire un nostro piccolo aiuto, insegnando e mostrando in primis a chi vive e lavora nel teatro i benefici della rivoluzione digitale.
E’ nata così una community dedicata al teatro con lo scopo di accompagnare, educare e dialogare costantemente con il nostro pubblico. Un modo per cominciare a costruire quel necessario rapporto di fiducia e di scambio in grado di avvicinare sia gli amanti del teatro (quel target che abbiamo identificato come Spettatori), sia gli addetti ai lavori (gli Autori, Produttori, Registi, Attori, etc.) al nostro progetto. La community conta oggi circa 20.000 iscritti, affiancata da un blog con circa 2.000 visitatori al mese e una mailing list di poco meno di 3.000 utenti iscritti.
Come siete riusciti a coinvolgere il mondo teatrale?
Stefano Santomauro: Frequentando il mondo teatrale avevamo contatti con direttori artistici o autori stessi a cui abbiamo proposto di affidarci i loro spettacoli. Abbiamo creato un minimo di catalogo iniziale (attualmente sono 70 gli spettacoli visibili) con la fortuna di suscitare interesse e curiosità anche da parte di grandi autori quali Tato Russo che ci ha fornito un suo musical e l’interesse di personaggi come Angelo Longoni e Carmen Giardina.
Armando Giorgi: Non è stato facile, la diffidenza era e rimane molta; il teatro digitale come lo abbiamo definito è visto con sospetto. Noi non siamo nemici del teatro ma a favore del teatro. L’obiettivo verso il pubblico è permettere loro di assistere a spettacoli che magari per distanza fisica non avrebbero mai potuto vedere. Per le produzioni invece la possibilità di allungare il ciclo di vita dello spettacolo e monetizzare anche successivamente alla sua dismissione dalla scena.
Perchè dovrei sedermi ad un computer o davanti ad uno schermo e guardarmi uno spettacolo teatrale?
Stefano Santomauro: Anche il cinema inizialmente era Cinema solo e sopratutto in sala. Poi qualcuno lo ha portato online ed ora tutti davanti agli schermi di Tv e Pc. Certo il teatro doveva abbattere uno step ulteriore che è la famosa quarta parete ed il concetto di spettacolo unico ed irripetibile. Sappiamo di avere un obiettivo difficile. Noi non vogliamo sostituire il teatro, che rimane insostituibile, al pari del cinema e l’ascoltare Beethoven in una sala concerti . Eppure abbiamo edizioni digitali dei film come delle opere di Beethoven, Mozart e via discorrendo. Quindi, perchè non provare anche per il teatro.
Il teatro sta cambiando, gli incassi latitano e se possiamo allungare la vita dello spettacolo in qualche modo, perché no? Se possiamo permettere a persone che non possono recarsi a teatro per i costi dei biglietti o perchè portatori di handicap di assistere a spettacoli, magari inserendo i sottotitoli per i non udenti (come alcuni teatri hanno iniziato a fare, vedi il Teatro dell’Opera di Roma), perchè no?
Armando Giorgi: Costruire una memoria storica è altrettanto importante con il progetto di un grande archivio del teatro comprensivo di opere che vanno in scena una volta sola e poi spariscono. E’ vero che il teatro è qui ed ora ma è anche vero che ha un valore che può crescere nel tempo .
Come funziona la ripresa dello spettacolo?
Stefano Santomauro: Chi aveva dei video ce li poteva mandare. L’unica cosa che abbiamo tenuto a specificare era la qualità video e audio dei filmati. Non valutiamo la qualità artistica dello spettacolo, per quello c’è un pubblico e il giudizio lo lasciamo a loro. Noi verifichiamo le qualità tecniche del video affinché l’utente finale possa seguirlo al meglio. Col tempo abbiamo iniziato ad offrire un nostro servizio di registrazione, confrontandoci continuamente con professionisti di questo tipo di registrazione per studiare la tecnica migliore per riprendere gli spettacoli, cercando di creare uno standard Welcome Theatre. Stiamo ora sviluppando la ripresa degli spettacoli con una tecnologia chiamata VR360° in 4K che abbiamo iniziato a sperimentare in collaborazione con il Globe Theatre di Roma su un’opera di Shakespeare in lingua originale. E’ una tecnica di ripresa che crea un’esperienza immersiva a 360° appunto, come se si stesse realmente seduti a teatro. Di strada da fare ce n’è parecchia ma siamo pronti a percorrerla fino in fondo.
Dal punto di vista dei diritti d’autore come vi regolate?
Stefano Santomauro: Cerchiamo di essere molto categorici in difesa dell’autorato. Noi siamo licenziatari SIAE il che ci permette di mostrare i video e pagare i diritti d’autore come fossimo un qualunque vero teatro. Ma facciamo un passo in più. Cerchiamo di ricompensare anche il lavoro della produzione video. In sostanza una percentuale dei biglietti per la visione degli spettacoli sul portale va agli autori (o tramite SIAE o direttamente qualora non fossero a questa iscritti) e in parte ai produttori dei video che spesso e volentieri sono i produttori stessi dello spettacolo.
A due anni dalla partenza a che punto siete e dove volete arrivare?
Stefano Santomauro: Stiamo ad un punto di consolidamento di un sistema, di una piattaforma tecnologica che è il cuore del progetto. L’obiettivo è avere un catalogo più fornito di spettacoli anche importanti con nomi che possano attirare più gente; come accade nella vita reale è lo stesso in quella virtuale.
Armando Giorgi: Noi come Start-up siamo partiti con il nostro lavoro senza alcun finanziamento. A questo punto, per poter fare il salto di qualità avremmo bisogno di essere affiancati da un finanziatore esterno che abbia una visione di prospettiva. L’obiettivo come diceva Stefano è da una parte cercare spettacoli che possano attirare anche produzioni importanti per imporci come una sorta di Netflix del teatro; dall’altra creare una sorta di archivio storico dello spettacolo teatrale, un qualcosa che funzioni da memoria storica di performance di grandi attori come di messinscena di grandi registi. Un po’ come fece Eduardo De Filippo che si adoperò per registrare i suoi spettacoli per la televisione.
A chi sostiene “il cinema al cinema” e “il teatro a teatro” voi cosa rispondete?
Stefano Santomauro: Il teatro deve rimanere a Teatro, noi siamo i primi a sostenerlo. Ma come è accaduto per il cinema e la musica, crediamo che attraverso il digitale si possa rilanciare il teatro diffondendolo e promuovendolo presso le nuove generazioni, che poco lo frequentano e conoscono.
Armando Giorgi: Il digitale espande, amplifica il teatro non deve sostituirlo. Noi lo amiamo definire un buon compagno di viaggio.
Applausi del pubblico | null |
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