È Simone Forti, figura seminale della postmodern dance americana e della performance che ha rinnovato costantemente investendo tutte le arti, il Leone d’oro alla carriera della Biennale Danza 2023. Alla compagnia TAO Dance Theater, fondata nel 2008 a Pechino e in breve tempo contesa dai maggiori festival e teatri, è attribuito il Leone d’argento.
I Leoni sono stati approvati dal Consiglio di Amministrazione della Biennale di Venezia accogliendo la proposta di Wayne McGregor, direttore del settore Danza, e verranno consegnati nel corso del 17. Festival Internazionale di Danza Contemporanea che si svolgerà a Venezia dal 13 al 29 luglio 2023.
Il Leone d’oro
Scrive Wayne McGregor nella motivazione del premio a Simone Forti: «Simone Forti ha dato vita a un corpus di opere – performance, disegni, film, video, fotografia, installazioni e scritti – sorprendente per varietà e unico per capacità visionaria. Innovatrice su vasta scala e specialista dell’improvvisazione nella danza, l’arte di Simone Forti ha spesso unito elementi quali il movimento, il suono e gli oggetti in nuove e sorprendenti articolazioni ibride – lavoro che è stato tanto fondamentale nello sviluppo della postmodern dance quanto illuminante per il minimalismo. Autodefinitasi artista o movement artist, così da non costringersi nelle convenzioni e ortodossie dell’essere una ‘coreografa’, Simone Forti si è sempre mossa liberamente e senza confini tra mondi creativi, intrecciando diverse discipline e – facendo questo – ha sostenuto la superiorità del corpo, o piuttosto ‘il pensare con il corpo’ come forza di sperimentazione, azione e (re)invenzione. Le opere di Simone Forti sono esposte nei più importanti musei e collezioni del mondo; le sue tecniche di improvvisazione della danza, ispirate al mondo naturale e a lei trasmesse inizialmente da Anna Halprin, vengono insegnate a studenti desiderosi di connettersi con il loro potenziale essenziale di danzatori, un potere che indubbiamente è il fulcro della danza coraggiosa della Forti; e la forza concettuale della sua traiettoria – lunga 60 anni – il rigore del suo pensiero e la semplicità di esecuzione, il suo spirito impertinente, la curiosità infinita – tutto contribuisce a consolidare l’eredità di Simone Forti quale vero genio artistico, che sorprende l’immaginazione e motiva noi, il pubblico, a guardare al passato (della Forti) per andare oltre, verso il futuro (della Forti). Un’eredità impareggiabile di cui essere grati».
Simone Forti partecipa alla 39. Biennale Arte del 1980 nella sezione dedicata a L’arte negli anni Settanta – film e videoproduzioni di artisti che lavorano in performance curata da Achille Bonito Oliva, Michael Compton, Martin Kunz, Harald Szeemann; mentre alla Biennale Danza del 2018 viene presentato An Evening of Dance Construction (2009), il film che ripropone quelle danze radicalmente nuove che la Forti aveva presentato nel loft/studio di Yoko Ono nel 1961, serie poi ricostruita per il Museum of Contemporary Art (MOCA) nel 2004.
Il Leone d’argento
Hanno attraversato oltre 40 Paesi di 5 continenti i componenti del TAO Dance Theater guidati da Tao Ye e Duan Ni, presentando i loro lavori in istituzioni e festival come il Lincoln Center Art Festival di New York, l’Edinburgh International Art Festival, la Sydney Opera House, il Théâtre de la Ville di Parigi, l’American Dance Festival, affascinando le platee della danza e 500 milioni di tiktoker con una scrittura al grado zero della danza.
«Abbandonata la narrativa, la trasmissione di un messaggio e le scenografie elaborate – afferma Wayne McGregor nella motivazione -, Tao Ye e Duan Ni hanno creato un genere di danza unica ed evoluzionistica che cattura con la sua forza ipnotica e minimalista. La loro compagnia, TAO Dance Theater, fondata nel 2008, è impegnata in un’estetica di ‘danza pura’, essenziale, che elimini ogni categorizzazione del movimento e, per estensione, di loro stessi. Il corpo viene presentato come elemento da percepire in quanto affascinante alla vista – privo di rappresentazione, narrativa, contesto: semplicemente esistente come oggetto. Esso viene amplificato solo dall’uso della luce e del suono, così da consentire agli spettatori di essere messi a confronto – e alla prova – con tecniche, vocabolario e forme rigorosamente focalizzate sul corpo. È questa fiducia nel potere del solo movimento (sviluppato tramite il loro innovativo Circular Movement System) con tutto il suo potenziale ed espressività latente, le sue sfumature, la sua eleganza, idiosincrasia, limiti e restrizioni che ci chiede di guardare e guardare ancora – di apprendere la sintassi nascosta e di ‘vedere’ davvero come se facessimo esperienza del corpo e della danza per la prima volta – in tutta la sua meraviglia spettacolare, eleganza e comunicatività diretta, viscerale, cinestetica. TAO Dance Theater è una compagnia eccezionale, con una visione, una missione e uno scopo. Come i grandi della danza del passato, comprendono la vera natura del corpo quale ‘microcosmo dell’universo’ e hanno individuato il loro territorio particolare da esplorare ed espandere. Immergersi qui, in questo territorio ignoto, è originale, importante ed edificante e noi veniamo allo stesso tempo avvolti e provocati dalla loro genialità».
TAO Dance Theater sarà alla Biennale Danza il 28 e il 29 luglio con tre nuovi lavori presentati al Teatro Malibran in prima europea, tre coreografie che proseguono la sequenza delle Numerical Series con cui sono affermati sulla scena internazionale: 11, 13, 14 i titoli.
In passato il Leone d’oro alla carriera per la Danza era stato attribuito a Merce Cunningham (1995), Carolyn Carlson (2006), Pina Bausch (2007), Jirí Kylián (2008), William Forsythe (2010), Sylvie Guillem (2012), Steve Paxton (2014), Anne Teresa De Keersmaeker (2015); Maguy Marin (2016); Lucinda Childs (2017); Meg Stuart (2018), Alessandro Sciarroni (2019), La Ribot (2020), Germaine Acogny (2021), Saburo Teshigawara (2022).
Il Leone d’argento, dedicato alle promesse della danza o a istituzioni che si sono distinte nel far crescere nuovi talenti, in passato è stato attribuito al Performing Arts Research and Training Studios di Anne Teresa De Keersmaker (2010), Michele Di Stefano (2014), Dana Michel (2017), Marlene Monteiro Freitas (2018), Steven Michel e Théo Mercier (2019), Claudia Castellucci (2020), Oona Doherty (2021), Rocío Molina (2022).
Cenni biografici
Simone Forti (Firenze, 1935) – Vive e lavora a Los Angeles, dove è emigrata dall’Italia nel 1938 costretta dalle leggi razziali dell’Italia fascista. La sua formazione coreutica comincia nella seconda metà degli anni ‘50 quando frequenta i “Dancers’ Workshop” di Anna Halprin a San Francisco sperimentando un metodo di lavoro incentrato sull’improvvisazione e libero dai codici della modern dance. Nel 1959 si trasferisce a New York con l’allora marito Robert Morris e studia con Robert Dunn, che la introduce al lavoro di John Cage nello studio di Merce Cunningham. A New York debutta come coreografa nel 1960 con due danze in forma di happening – See-Saw e Rollers – e organizza nel 1961 nel loft di Yoko Ono la serata Five Dance Constructions and Some Other Things, performance che uniscono per la prima volta movimento e oggetti, usando azioni quotidiane come correre, arrampicarsi, stare in piedi aggrappati alle corde. Le Dance Consructions rivoluzionano il concetto di danza e movimento ed esercitano una forte influenza sui fondatori del Judson Dance Theater, tra cui Trisha Brown, Yvonne Rainer, Steve Paxton e Robert Morris. Collabora anche con l’artista Robert Whitman, esibendosi negli happening Flower (1960), American Moon (1960) e Prune Flat (1965). Nel 1968 presenta i suoi lavori minimalisti e multimediali Face Tunes, Cloths, Songs, Bottom, Book e Fallers. Dal 1968 al 1970 è a Roma, invitata a presentare le sue Dance Constuctions nella Galleria L’Attico di Fabio Sargentini, che la invita a partecipare anche al Festival Danza, Volo Musica e Dinamite insieme ai colleghi americani Trisha Brown, Deborah Hay, Yvonne Rainer, La Monte Young, Marian Zazeela, Terry Riley e David Bradshaw, per molti di loro prima apparizione in Europa. Sempre per la galleria di Sargentini realizza Sleepwalkers, nato dallo studio dei movimenti degli animali osservati allo zoo di Roma.
Di nuovo in America, è tra gli anni ‘80 e ‘90 che Forti sviluppa una pratica d’improvvisazione basata sulla relazione tra parole e movimento (ora conosciuta come Logomotion) e crea le sue News Animations, parlando e muovendosi su temi politici. Negli stessi anni fonda il gruppo Simone Forti and Troupe e collabora con l’artista Nam June Paik. Artista totale, Simone Forti si è dedicata nel corso della sua carriera anche al disegno, alla produzione di film e video, alla fotografia e alla realizzazione d’installazioni, nonchè alla pratica della scrittura.
I suoi lavori e le sue performance sono stati presentati nei maggiori musei del mondo: MoMA, Gugghenheim, Whitney Museum, P.S.1 (New York), Hammer Museum, Getty Museum, Museum of Contemporary Art/MOCA (Los Angeles), San Francisco Museum of Art, Centre Pompidou, Musée du Louvre, Fondation Cartier pour l’art contemporaine (Parigi), Carré d’art (Nîmes); Museo Nacional Centro de Arte Reina Sofia (Madrid), Kunsthaus (Zurigo), MAMCO (Ginevra), Kunsthalle (Basilea), Hayward Gallery (Londra), Castello di Rivoli (Torino), Centro Pecci (Prato), Fondazione ICA (Milano), Galleria L’Attico (Roma), Stedelijk (Amsterdam) e molti altri.
Fino al 2 aprile al Museum of Contemporary Art di Los Angeles è in corso la retrospettiva completa dell’artista italo-americana.
TAO Dance Theater è una compagnia fondata nel 2008 a Pechino da Tao Ye, Duan Ni e Wang Hao.
È la prima compagnia di danza contemporanea cinese invitata al Lincoln Center Art Festival di New York, all’Edinburgh International Art Festival, alla Sydney Opera House, al Théâtre de la Ville di Parigi e all’American Dance Festival, dove è stata anche in residenza. A Londra è stata sei volte, invitata dal Sadlers’ Wells, che le ha commissionato cinque lavori.
I Numerical Series, lavori ideati dalla compagnia partendo da un semplice concetto creativo e da una semplice estetica del corpo, sono stati in tournée nei 5 continenti, presentati più di 40 Paesi e 100 Festival. I Numerical Series e i Non-numerical Series sono stati rappresentati in spazi e contesti molto diversi: dalle rovine di un’antica arena romana alla Paris Fashion Week, dal Singapore Museum of Art & Science al Teatro Arayna di Qinhuangdao, in Cina, prospicente il mare, dalla Concert Hall della Shanghai Symphony Orchestra alla settimana del design di Pechino.
Alla Paris Fashion Week del 2015 la compagnia ha collaborato con il brand Y-3 dello stilista giapponese Yohji Yamamoto. Nel 2019 TAO Dance Theater e Cloud Gate Dance Theatre hanno realizzato Exchange, rappresentato in oltre 10 città cinesi. Nel 2021 il video Infinite Walking è rimasto nella “hot search list” di Tiktok per diverse settimane di fila. Decine di migliaia di netizens (cittadini della rete) ne hanno imitato il body-free-walking style e i video relativi sono stati visti quasi 500 milioni di volte. Nel 2014 “Time Out New York” ha inserito i lavori di TAO Dance Theatre tra “i 10 migliori spettacoli di Danza” dell’anno, unica compagnia asiatica presente nella lista.
Nel 2021 TAO Dance Theater crea il marchio di moda DNTY e inaugura TAO Studio. Il primo si informa al concetto di design per cui “i vestiti dovrebbero seguire il corpo”, ispirandosi a una totale multidisciplinarietà che attinge a moda, musica, danza, arti visive, ma anche all’estetica condivisa dai danzatori in termini di abbigliamento e stile di vita. La seconda introduce il corso “Circular Movement System”, un programma pensato per permettere a chiunque di capire che “il corpo può ancora muoversi così”, sentire, esperire ed esplorare le infinite possibilità che si aprono quando consideriamo il corpo come un caleidoscopio.
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