Aprile in danza è una nuova rassegna che il Teatro Palladium dedica al mondo della danza contemporanea: una serie di quattro appuntamenti nei quali diverse compagnie italiane di danzatori presenteranno la loro visione del contemporaneo.
Apre la rassegna, sabato 2 aprile, uno spettacolo di Benedetta Capanna, che presenta tre diversi lavori coreografici il cui filo conduttore è Il tempo del ritorno: ritorno alla propria città, ritorno al presente, ritorno all’origine. La giovane coreografa mescola diversi linguaggi artistici, facendo dialogare danza letteratura e cinema, per restituire il mistero e la purezza delle fragilità umane.
DANZE ROTTE, nella bolla di Pasolini è una passeggiata nella quotidianità romana, scandita dalle suggestioni di uno dei più grandi poeti e intellettuali dell’Italia contemporanea: Pasolini. Roma, tra l’esclusività e l’esclusione, città che acclama e poi abbandona, è il luogo ideale per dare senso alla propria ardente solitudine e forse farla morire.
EPIPHANY OF RETURNING è un film di danza che esprime il mistero e lo stupore del ritorno. Con esso si vuole catturare la ricerca dell’autenticità, attraverso la ripetizione di semplici gesti e piccole variazioni degli stessi, per un continuo incarnarsi nel momento presente.
APAH in sanscrito sono le acque, sia terrene che celesti, con potere purificante, medicamentoso e vivificatore. La simbologia di questo elemento è quello del ritorno alle origini. Un trio che riecheggia immagini ancestrali e segni appartenuti a un lontano vissuto collettivo, per ricreare in un rituale danzato una sorta di trance attraverso cui poter elaborare e esorcizzare la pesantezza della nostra storicità e della semplice fragilità umana.
The Vanity Monsters, in scena il 7 aprile per la coreografia di Cristina Pitrelli, propone come tema l’accettazione
del proprio corpo da parte dei giovani, il problema della propria identità troppo spesso soffocata dall’imposizione di stereotipi esterni prestabiliti.
Utilizzare il movimento e il corpo per sottolineare una condizione sociale molto diffusa attualmente: la ricerca ossessiva di appartenere ad uno stereotipo prestabilito, che non lascia spazio all’identità e all’unicità che ognuno di noi ha, ma a cui i giovani tropo spesso non riescono a dare voce. Queste “tendenze comportamentali”, sono state interpretate dalla coreografa Pitrelli attraverso un linguaggio del corpo dinamico in rapporto allo spazio e al tempo, ma anche attraverso un proprio ritmo interiore che rappresenta il luogo per esprimere certezze e soddisfazioni del proprio io.
Ma un tema così difficile, viene interpretato dalle danzatrici in maniera leggera ed ironica attraverso una libera espressione del loro corpo.
Il 23 aprile sarà la volta di Core/Demetra 2.0 di Giovanna Velardi, che prende spunto dal mito greco di Demetra e di sua figlia Persefone, detta anche Core.
E’ uno spettacolo che si interroga sull’apparenza del potere e sviluppa la sua tematica prendendo spunto dal mito greco di Demetra e di sua figlia Persefone, detta anche Core.
Il lavoro nasce dalla ricerca di un significato condiviso dei simboli, un’indagine interculturale sul rapporto tra l’uomo e l’avatar, tra un oggetto e il suo segno. Un percorso coreografico e scenografico sul valore del simbolo nella società dell’immagine. Un progetto che ha interrogato figure mitiche appartenenti ad una dimensione immaginifica e simbolica. L’identità coreografica si costruisce tra mito e mondo contemporaneo appoggiandosi alle corrispondenze simboliche e visive create dalla scenografia elettronica.
Behind – Universi Paralleli di Paola Sorressa, in scena venerdì 29 aprile con musiche originali di Claudio Scozzafava, rappresenterà attraverso il linguaggio coreutico temi scientifici di grande attualità.
Cosa si nasconde dietro il tentativo di fermare il tempo? Gli universi paralleli esistono in un continuo spazio temporale in perpetuo movimento dove si possono intersecare per tempi più o meno lunghi generando relazioni di sapori e intensità sempre nuovi. Nel suo sotto testo la nostalgia di un origine comune che non si potrà mai trovare nelle manifestazioni transitorie ma solo nel continuum originale. Si tratta di un lavoro coreografico di danza contemporanea ispirato ai concetti della fisica quantistica in relazione alle ultime scoperte che rivelano moltissime affinità con filosofie ancestrali. Un modo poetico di rappresentare temi scientifici attuali noti al grande pubblico anche attraverso recenti film come “Interstellar” (teoria degli universi paralleli o multidimensionali, teoria delle stringhe, buchi neri, forza di gravità, ma anche temi filosofici e di relazioni interpersonali).
Le musiche originali di Claudio Scozzafava, che affianca ad un quartetto d’archi atmosfere elettroniche, ci trasportano in uno spazio senza tempo.
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