Ha attraversato tutti i generi cinematografici: dall’horror (Duel, Lo squalo) alla fantascienza (E.T., Incontri ravvicinati del terzo tipo), dal dramma (Il colore viola, Schindler’s List) al film per famiglie (Hook, Il GGG), dal film d’avventura (Indiana Jones) alla commedia sfrenata (1941 Allarme a Hollywood). Gli mancava l’ultima sfida, quella forse più impegnativa, sia dal punto di vista realizzativo (andando a toccare un pilastro dello spettacolo americano) che emotivo (la dolce dedica al padre): il musical.

Sceglie uno degli spettacoli più noti al mondo, con una delle riduzioni cinematografiche di più grande successo (10 Oscar vinti nel 1961), per ridare vita, colore, musica e sentimenti a West Side Story. Forse il remake più ardito e altamente letale secondo solo a Psycho, il velleitario rifacimento di Gus Van Sant del 1988 del capolavoro di Alfred Hitchcock.

Ma contrariamente all’esempio citato, Spielberg, accolto con tutto lo scetticismo del mondo dal sottoscritto, ha firmato forse una delle sue opere più compiute, emozionanti, entusiasmanti della sua carriera. E’ riuscito a modernizzare un classico del cinema e di Broadway senza stravolgerlo, ma anzi rispettandolo nelle sue linee portanti, dal libretto di Arthur Laurents con le parole di Stephen Sondheim e le musiche di Leonard Bernstein, sino alle coreografie di Jerome Robbins; il tutto esaltato, contrariamente alle versione più statica e classica di Robert Wise, dalla macchina da presa perennemente in movimento di Spielberg, che rompe la quarta parete teatrale e porta lo spettatore nei vicoli sgarrupati di una New York che sta velocemente cambiando fisionomia, al fianco dei due innamorati che contro tutti e tutto tentano di vivere la loro piccola/grande storia d’amore, in mezzo alla guerra fatta di danze e coltelli tra le due gang dei Jets e degli Sharks. Lo spettatore diventa azione e durante i numeri musicali danza insieme ed in mezzo ad un gruppo di attori, altro atto di coraggio che forse solo Spielberg e pochi altri possono oggi permettersi, sconosciuti ai più ma straordinariamente in parte.

Un film dal design che ricalca l’originale degli anni ’60, ma con un peso specifico politico oggi più che mai attuale, disegnando un’America prigioniera di insensate forme di intolleranza, violenza e razzismo. Ed è proprio il termine “prigioniera” che è il filo rosso che attraversa l’intera pellicola, con la macchina da presa che riprende cose, azioni, personaggi, paesaggi filtrati attraverso reti, gabbie, inferriate, ostacoli, ombre che si allungano sulle miserie umane. Ma rimane comunque sempre un film dove la speranza, sebbene soffocata non è mai completamente sopita e nonostante si conosca sin dall’inizio il tragico finale (il musical è ispirato alla tragedia shakesperiana di Romeo e Giulietta) si coltiva sempre la speranza che un qualcosa, un dettaglio, un gioco del destino, possa cambiare il corso degli eventi. E quella flebile speranza, in un film dove machismo e testosterone la fanno da padrone, è affidata ai personaggi femminili della storia (vedi quello di Valentina, non presente nella versione originale, affidata a Rita Moreno, protagonista della versione cinamatografica del 1961), che assumono una forza ed uno spessore assai maggiore.

Ed allora godetevi, possibilmente sul Grande Schermo, un’opera che affascina e commuove, capace di trasmettere fortissime emozioni all’interno di uno spettacolo che è una gioia per gli occhi e per il cuore.

Titolo italianoWest Side Story
Titolo originaleid.
RegiaSteven Spielberg
SceneggiaturaTony Kushner
FotografiaJanusz Kamiński
MontaggioMichael Kahn, Sarah Broshar
ScenografiaAdam Stockhausen
CostumiPaul Tazewell
MusicaLeonard Bernstein (adattate e arrangiate da David Newman)
CastAnsel Elgort, Rachel Zegler, Ariana DeBose, David Alvarez, Mike Faist, Josh Andrés Rivera, Ana Isabelle, Corey Stoll, Brian d'Arcy James, Rita Moreno
ProduzioneAmblin Entertainment, 20th Century Studios
Anno2021
NazioneUSA
GenereMusical
Durata156'
Distribuzione20th Century Fox, Walt Disney Studios Motion Pictures
Uscita23 Dicembre 2021