Victor – La storia segreta del dott. Frankenstein

Un fulmine, uno scienziato pazzo o visionario, una creatura mostruosa. Il resto della storia è nota…

Così si apre e chiude Victor – La storia segreta del dott. Frankenstein, ennesima pellicola sulla “creatura” che pur ispirandosi al classico di Mary Shelley e alle sue innumerevoli reinterpretazioni, pone al centro del suo obiettivo la relazione tra Victor e il suo assistente Igor.
Per la prima volta, infatti, gran parte della storia è raccontata dal punto di vista di quest’ultimo. Liberato dal circo in cui si esibiva come clown, emancipato da un corpo deforme, Igor è tutt’altro che uno sciocco storpio come l’indimenticabile Marty Feldman di Frankenstein Junior di Mel Brooks, ma una mente brillante nonchè autodidatta studioso di medicina. Più che socio diviene amico, unico, di Victor un folle scienziato che partendo dal presupposto della temporaneità della vita terrena, si convince che pure la morte può rivelarsi una condizione momentanea.  Da qui alla progettazione di una “creatura” capace di vincere la morte il passo è breve e noto ai più. Solo per accorgersi alla fine che la sua vera creatura non è Prometeo, che gli si rivolterà contro, ma proprio quell’ex corpo deforme che lui ha restituito a nuova vita, quell’unico amico che gli rimarrà accanto nonostante tutto e tutti.

No, non è il solito film su Frankenstein, ma questo non basta salvare una pellicola troopo pulita, edulcorata, timida dalla regia di Paul McGuigan, alle scenografie troppo fintamente ricercate di Eve Stewart, per chiudere alle interpretazioni dei due protagonisti James McAvoy (Victor) e Daniel Radcliffe (Igor) prigionieri entrambi di una recitazione monocorde, il primo impantanato sui toni alti, il secondo su quelli bassi. In mezzo scorre il vuoto ed il pericolo costante di una noia incombente.