Maschere umane si muovono all’interno di quadri strutturati da una scenografia fortemente geometrica, fatte di linee di fuga, di prospettiva forzata in cui l’azione in primo piano interagisce con una seconda sullo sfondo. L’uso del digitale permette una messa a fuoco totale del quadro che permette al regista Roy Andersson (vincitore a sorpresa del Leone d’Oro alla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia 2014) di mettere in scena la sua commedia del dolore e della solitudine.
Commedia, perchè come nella migliore tradizione del Teatro dell’Assurdo, una comicità a volte surreale, il più delle volte grottesca desautora gli eventi messi in scena privandoli del loro significato letterario, per riempirli di valenza metaforica che s/travolge ogni cosa. “Il film – racconta il regista – è composto da 39 scene con l’ambizione che ognuna di essa possa apportare una diversa esperienza artistica al pubblico. Il film intende generare una riflessione e contemplazione in merito alla nostra esistenza con una dose abbondante di tragicommedia – lebenslust – ovvero passione per la vita e rispetto fondamentale per l’esistenza umana.”
Sam e Jonathan sono due venditori ambulanti di travestimenti ed articoli per le feste; un Don Chisciotte e Sancho Panza dei nostri tempi, uno Stanlio ed Ollio che sembrano usciti dal Circo degli Orrori, che ci accompagnano in un caleidoscopico viaggio attraverso l’umana esistenza, colorata di momenti toccanti, di piccole e grandi meschinità, di ironia e tragedia, a sottolineare il filo rosso che è la fragilità umana.
Le azioni chiuse in se stesse all’interno dei singoli quadri ma che contengono un seme che va a generare una seconda storia e via di seguito, sono dominate da un’estetica che il regista definisce “super-realismo” che ispirandosi all’arte astratta come il simbolismo o l’espressionismo, semplifica l’astrattismo per ricondurlo ad una visione più pura e semplificata.
Un astrattismo che si manifesta anche nell’uso parco della parola, che il più delle volte sembra essere un ostacolo alla comunicazione e comprensione degli eventi. Da qui l’uso rarefatto che ne viene a sottolineare l’eterna incomprensione di personaggi che si incontrano, interagiscono ma non entrano mai in contatto reale ritenendo di avere poco tempo per ottenere ciò che loro ritengono importante.
Un piccione seduto su un ramo riflette l’esistenza è un film difficile, a suo modo seducente, che naviga su un’angoscia di fondo resa più lieve e meno nera da un umorismo strisciante, mai sopra le righe, a suo modo freddo e controllato. Un UFO che atterra nelle nostre sale, da guardare con curiosità e volontà di un’esperienza a suo modo unica ed irripetibile.
Titolo originale | En duva satt på en gren och funderade på tillvaron |
Regia | Roy Andersson |
Sceneggiatura | Roy Andersson |
Fotografia | István Borbás, Gergely Pálos |
Montaggio | Alexandra Strauss |
Scenografia | Ulf Jonsson, Julia Tegstrom, Nicklas Nilsson, Sandra Parment, Isabel Sjostrand |
Costumi | Julia Tegstrom |
Musica | Traditional |
Cast | Holger Andersson, Nils Westblom, Charlotta Larsson, Viktor Gyllenberg, Lotti Tornros, Jonas Gerholm, Ola Stensson, Oscar Salomonsson, Roger Olsen Likvern |
Produzione | Filmproduktion AB, 4 1/2 Fiksjon AS, Essential Filmproduktion, Parisienne de Production, Sveriges Television AB, Arte France, Cinéma, ZDF/Arte |
Anno | 2014 |
Nazione | Svezia, Germania, Francia, Norvegia |
Genere | Commedia |
Durata | 100' |
Distribuzione | Lucky Red |
Uscita | 19 Febbraio 2015 |
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