Rapire una bambina; fare esplodere un bomba; compiere una rapina; distruggere una coppia felice; stuprare una donna; picchiare a sangue un uomo; insabbiare una denuncia di violenza domestica.
A cosa siete disposti pur di ottenere ciò che volete?
E’ quanto nella nuova pellicola di Paolo Genovese (Tutta colpa di Freud, Perfetti Sconosciuti), un uomo misterioso (Valerio Mastrandrea) chiede ai suoi interlocutori di fare pur di vedere realizzati i propri desideri. A chi gli domanda “Perchè chiede di fare cose così orrende?” lui risponde serafico “Perchè qualcuno è disposto a compierle.”
Ispirato alla serie televisiva The Booth at the End (la prima stagione, 10 episodi di 25 minuti l’uno, è visibile su Netflix), The Place è un film che frammenta l’unità di luogo – tutto si svolge all’interno di un unico ambiente – con una sovrabbondanza di personaggi e storie, tutte raccontate attorno ad un tavolo al centro del quale campeggia un immensa agenda attraverso la quale il protagonista prende appunti, assegna compiti, cancella soluzioni.
Non sappiamo chi sia l’uomo misterioso al centro della vicenda che sembra muovere i fili di vite disperate chiamate a gesti ancor più disperati. Ma quello che campeggia sovra ogni cosa è l’esaltazione quasi d’annunziana del libero arbitrio. L’uomo offre possibili soluzioni ai loro desideri, ma tende a sottolineare come queste siano solo UNA delle diverse soluzioni, non l’unica possibile.
E’ sempre l’uomo nella sua individualità a poter scegliere la strada da percorrere, ad essere responsabile delle proprie azioni più o meno malvagie, mentre lo spettatore un po’ come il personaggio di Sabrina Ferilli (spettatore interno al film) non può far altro che osservare, porsi domande a cui non è detto ci sia una risposta.
The place è una sfida che il regista Paolo Genovese sceglie di affrontare dopo il successo del suo precedente lavoro (Perfetti Sconosciuti), dimostrandosi un regista ambizioso e non banale. Un film ‘teatrale’, dove le azioni vengono raccontate e non mostrate, dove la macchina cinema (montaggio, fotografia, musica, regia) viene piegata, asservita alla parola, con risultati solo a tratti convincenti.
Le storie risultano interessanti quando queste iniziano a intersecarsi l’una con l’altra, a tangersi per poi prendere direzioni inaspettate; quando vittime e carnefici iniziano a scambiarsi di posto e compiti. Ma è la loro costruzione e sviluppo che viene cinematograficamente reso in maniera meccanica e sin troppo prevedibile, tanto da mostrare segni di stanchezza nel finale.
Generalmente convincente il folto cast che si compone attorno al regista. I più convincenti Andrea Mastrandrea, Vittoria Puccini e Alessandro Borghi; i meno Sabrina Ferilli e Rocco Papaleo.
Titolo italiano | The place |
Regia | Paolo Genovese |
Sceneggiatura | Isabella Aguilar, Paolo Genovese |
Fotografia | Fabrizio Lucci |
Montaggio | Consuelo Catucci |
Costumi | Camilla Giuliani |
Cast | Valerio Mastandrea, Marco Giallini, Alba Rohrwacher, Vittoria Puccini, Rocco Papaleo, Silvio Muccino, Silvia D’Amico, Vinicio Marchioni, Alessandro Borghi, Sabrina Ferilli, Giulia Lazzarini |
Produzione | Leone Film Group, Lotus Productions |
Anno | 2017 |
Nazione | Italia |
Genere | Drammatico |
Durata | 105' |
Distribuzione | Medusa Film |
Uscita | 09 Novembre 2017 |
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