The Brink – Sull’orlo dell’abisso

La locandina

Una volta tanto la programmazione ha fatto centro: “The Brink: sull’orlo dell’abisso” di Alison Klayman è da vedere assolutamente prima delle elezioni europee, comunque la si pensi. È un documentario che spiega il “fenomeno” Steve Bannon il demiurgo del sovranismo, il pensiero politico ultra conservatore che sta prendendo piede nel mondo occidentale prima negli Stati Uniti poi nel vecchio continente.

La sua forza è che non sviluppa una tesi di parte come in una banale inchiesta giornalistica, ma accompagna lo spettatore nella conoscenza profonda di un’ideologia, in questo caso di un ideologo, al di là di qualsiasi pregiudizio. Insomma un documentario che oltrepassa la semplificazione social degli schieramenti contrapposti. Seguiamo Steve Bannon, lo stratega di Trump, l’uomo del Muslim Ban, l’ex banchiere di Goldman Sachs, durante le elezioni di mezzo termine americane, assistiamo a come mangia, come parla, come discute col suo staff, come prepara la sua strategia; viaggiamo con lui nei voli transoceanici per conoscere i leader dell’estrema destra europea con cui organizzare un progetto comune, lo vediamo scherzare, ragionare, bere caffè, perdere e vincere. È rassicurante, brillante, sempre calmo, il contrario del fanatico paranazista che ci si aspetterebbe.

È intelligente e chiaro nell’analisi quando per esempio spiega il motivo della vittoria di Trump: «I valori democratici sono pop e fluidi, i valori repubblicani sono i valori di fondo». “The Brink“si segue con facilità e l’ambiguità di un’ideologia odiosa trasmessa da un uomo non odioso è la forza morale del film. E il suo valore. In conclusione due chicche da segnalare: la lezione di giornalismo dell’inviato del Guardian Paul Lewis quando intervista i sovranisti europei. L’inglese e i fuori onda della Meloni all’interno della stessa riunione.