Shaun, Vita da Pecora – IL FILM

In una fattoria della campagna britannica, la vita trascorre sempre noiosa, fatta di giorni sempre uguali. Quotidianamente il Fattore comunica alla pecora Shaun ciò che deve fare. Ma questa ormai stanca di quella piatta vita, escogita il modo per regalare a sé e agli altri animali un giorno di libertà.
Dopo aver addormentato il Fattore, con il metodo “conta le pecore”, lo portano affinché non si svegli, in una vecchia roulotte parcheggiata in un angolo, ricreando le condizioni della notte nel caso in cui si fosse svegliato. Per un curioso caso del destino la roulotte inizia a muoversi, prima lentamente, poi sempre più velocemente verso la Grande Città, inseguita dal fedele cane-pastore Bitzer. Gli animali rimasti soli nella fattoria, si danno alla pazza gioia, ma come sempre la libertà è difficile da gestire e in men che non si dica regna il caos…
Visto il perdurare dell’assenza del Fattore, Shaun, seguito a sua insaputa dal gregge, decide di andare in città per recuperarlo e riorganizzare l’ordine nella fattoria. Ma in città li aspetterà un “grave ed inaspettato pericolo”…

Il film è tratto da una serie TV britannica, di cui ogni puntata è di 7 minuti, mentre la produzione Aardman ha voluto scommettere su un progetto audace di farne un film della durata di 85 minuti. La maggiore difficoltà era legata all’assenza di dialoghi che caratterizza la serie TV, sicuramente un ostacolo importante in un lungometraggio. La produzione ha mantenuto la formula originale, contando sull’efficacia della rappresentazione visiva, per mantenere viva l’attenzione dello spettatore e accompagnarlo nella vicenda. La scommessa è stata parzialmente vinta: la fattura del film è di ottimi livello, con una veste grafica attraente e la rappresentazione dei personaggi è tenera e buffa. L’azione scenica è efficacemente raffigurata e le risate non mancano. La storia, però non riesce a staccarsi dal format televisivo e si ha l’impressione di assistere ad un episodio “gonfiato”, in grado di soddisfare un pubblico bambino, ma di risultare troppo leggero per uno adulto.