Guaglioni senza casco, estetica dello sfascio, una certa retorica “terzomondista napoletana” secondo cui la colpa è sempre del sistema, una sorta di autocompiacimento della sofferenza, polvere, grasso, abbandono fisico e morale e una buatta di maccheroni. I cliché del cinema contemporaneo napoletano sono tutti presenti in “Selfie” di Agostino Ferrente. Eppure il film spicca per originalità di scrittura e attraverso una genuina esposizione dei sentimenti, arriva dritto allo scopo prefisso: raccontare il degrado attraverso il sentimento.
A Napoli nell’estate del 2014 un ragazzo Davide, di 16 anni muore ucciso dai Carabinieri che lo scambiano per un delinquente. Attraverso i selfie che si fanno due amici della stessa età e dello stesso quartiere, si raccontano quella vita, quei sogni, quelle paure, quell’abbandono, quel coraggio “esistenziale” necessario per vivere in queste condizioni, senza farsi assorbire dalla malavita, che lo stesso Davide deve aver vissuto prima di essere, innocente, ammazzato.
Ne esce fuori un ritratto di una Napoli minorenne sospeso tra lirica e ingenuità, che coglie sul fatto una generazione destinata a bruciarsi troppo in fretta .
Titolo italiano | Selfie |
Titolo originale | id |
Regia | Agostino Ferrente |
Sceneggiatura | Agostino Ferrente |
Fotografia | Alessandro Antonelli, Pietro Orlando |
Montaggio | Letizia Caudullo, Chiara Russo |
Musica | Andrea Pesce, Cristiano Defabriitis |
Cast | Pietro Orlando, Alessandro Antonelli |
Produzione | Arte France e Magneto |
Anno | 2019 |
Nazione | Italia, Francia |
Genere | Documentario |
Durata | 77' |
Distribuzione | Istituto Luce Cinecittà |
Uscita | 30 Maggio 2019 |
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