La commedia è un genere piuttosto inedito per lei, cosa la ha spinta ad accettare Un’ottima annata? In Un amore per caso interpreta un borsista di successo, secondo lei quanto contano i soldi sul piacere della vita?
Il cinema è il risultato del lavoro del regista e Ridley Scott è uno dei migliori. Per me è un privilegio lavorare insieme a lui, abbiamo lo stesso senso estetico e dell’umorismo, gli stessi valori; il livello di comprensione aumenta man mano che si collabora.
Ho scelto questo film perché, pur essendo una commedia romantica, affronta le grandi domande che ci poniamo durante la vita rispetto alle scelte e alle cose giuste da fare.
La storia dell’avido e solitario Max non è il classico viaggio verso il successo che stravolge l’esistenza, il protagonista del film è già un uomo affermato, ma a un certo punto della propria vita si rende conto che quello che ha conseguito con il lavoro non gli dà gioia e torna indietro nel suo passato, grazie al quale è in grado di compiere delle scelte differenti.
Qual era il suo rapporto con il vino prima di girare questo film e come è adesso?
Il mio rapporto con il vino è e continua ad essere caloroso, inclusivo e di grande accoglienza!
Anche lei, come Max, ha uno “zio Henry” nella sua famiglia, una persona a cui è particolarmente legato?
Sì, anch’io come il mio personaggio ho uno zio che mi dava molti consigli, zio David. Faceva l’attore e più passavano gli anni più il suo ricordo delle recensioni che scrivevano su di lui diventava positivo! Quando ho cominciato a fare teatro l’idea che andava per la maggiore sosteneva che un attore sul palcoscenico non dovrebbe dare il cento percento di sé, perché altrimenti il pubblico non pagherebbe un altro biglietto per vederlo la seconda volta. Mio zio David continuava a ripetermi che non era vero e che un bravo attore sul palco dà sempre il cento percento.
Quanto è entrato nel personaggio e quanto, invece, ha dovuto imparare per i tempi comici?
Quando abbiamo iniziato a lavorare su Un amore per caso le pagine della sceneggiatura su cui io e Ridley eravamo d’accordo erano quarantacinque, con Il gladiatore erano ventuno: un bel passo avanti! Nel film ho dato un contributo nell’unire i puntini del viaggio del protagonista e nel conferire più umanità al personaggio. Ridley ha aggiunto molte battute sotto mio suggerimento, la partita a tennis tra Max e il vinaio Francis Duflot, ad esempio, è stata una mia idea. Ridley si rammaricava del fatto che nel film non ci fosse nemmeno una battaglia e allora ho pensato a una sorta di scontro sul campo da tennis! Potrebbe sembrare egoista e poco modesto da parte mia, ma sono molto contento che Ridley mi consenta di collaborare alla sceneggiatura. Per quanto riguarda i tempi comici, credo che non esistano solo nella commedia: tutta la vita ha un suo ritmo e questo vale anche per tutti i mestieri artistici.
Come amante del vino preferisce i vini californiani, quelli francesi o gli italiani?
Mi piacciono i vini bianchi del Nuovo Mondo e, suonerà un po’ plebeo, adoro quelli della Nuova Zelanda e dell’Australia!
Sa affrontare la vita con calma, come questo film suggerisce?
Negli ultimi anni sicuramente un grosso cambiamento nella mia vita è stato che mi sono sposato e ho avuto due figli: adesso la mia famiglia è in cima alla lista delle mie priorità. In più oggi, dal punto di vista lavorativo, non devo dimostrare di valere, non devo farmi conoscere, quindi anche il mio approccio alle cose è cambiato radicalmente. Ormai ho 42 anni e ho maturato appieno la capacità di saper attendere, anche nel lavoro.
Questo film ironizza sui nostri cugini francesi, cosa pensa della sottile ostilità che esiste tra noi italiani e loro?
Per quanto riguarda i vostri rapporti con i francesi non saprei cosa dire, d’altronde sono vostri parenti, non miei! Durante la lavorazione del film mi sono divertito, invece, a notare lo scontro anglo-francese. Da neozelandese ho uno sguardo piuttosto oggettivo ed è stato interessante vedere come gli inglesi e i francesi si sforzino a sottolineare sempre le differenze tra i loro rispettivi modi di comportarsi.
In Un’ottima annata è presente una sorta di tema delle trasfigurazione dell’anima, in molte scene è presente il personaggio del defunto zio Henry, potrebbe essere un’anticipazione del tema del seguito de Il gladiatore?
Ne Il gladiatore il tema era la vendetta e la morte, perché Massimo doveva ricongiungersi con la moglie. In Un amore per caso c’è un riferimento intenzionale a quel film quando Max prende la terra della vigna tra le mani e la sbriciola come avrebbe fatto Massimo. Anche se il fatto che il protagonista de Il gladiatore sia morto non sarebbe un problema nell’eventualità di un sequel (dopotutto siamo a Hollywood!), ancora questo non è oggetto delle conversazioni tra me e Ridley Scott, paradossalmente ne parliamo solo quando voi giornalisti ce lo chiedete durante le conferenze stampa!
Cosa ti ha colpito di più della Provenza?
Il mio soggiorno in Provenza durante le riprese del film è stato meraviglioso, adoravo recarmi sul set in bicicletta. È una zona intensamente coltivata e credo che la sua bellezza sia direttamente legata a questa idea di fertilità.
Ci dice qualcosa su American Gangster, la sua prossima collaborazione con Ridley Scott?
Nel film interpreto un poliziotto sulle tracce di un trafficante di droga, Denzel Washington, che si trova in difficoltà perché non ha l’appoggio dei suoi colleghi. Ridley ha voluto girare la mia parte del film e quella di Denzel separatamente per avere il maggiore effetto di diversità tra i due mondi.
[dichiarazioni raccolte da federica scarnati per ilgrido.org]
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