Due mani che si stringono l’una nella morsa dell’altra campeggiano sullo stendardo del piccolo comune gallese di Dulais, impegnato nel più lungo sciopero dei minatori contro i tagli della Sig.ra Thatcher tra il 1984 ed il 1985. Durante questo periodo i minatori in lotta ricevettero il sostegno nonchè l’aiuto economico da parte di un piccolo gruppo di attivisti gay noti come L.G.S.M (Lesbiche e Gay Sostengono i Minatori) creando scompiglio prima e senso di condivisione ed appartenenza dopo, ripagato dai minatori nel Pride Gay del 1985 aprendo con la loro presenza ed impegno la parata a Londra.
Due mani che si stringono come segno di solidarietà, condivisione, sostegno tra due minoranze in lotta, accomunate dalla stessa violenza reazione dell’establishment nei propri confronti trovatisi a lottare uno accanto all’altro secondo vie che Massimo Troisi aveva definito “finite” in uno dei suoi lavori più riusciti.
Questo è Pride, la commedia inglese a sfondo sociale (la lezione del cinema civile di Ken Loach è fortemente presente negli interstizi di una sceneggiatura tanto intelligente quanto furbetta) che rappresenta un piccolo caso di queste recenti feste natalizie.
Ispirato ad una storia vera, miscela dramma sociale con tocchi di commedia musicale fricchettona (da Hair a Priscilla), con una colonna sonora che pesca nel meglio della disco music Anni Ottanta ed un andamento facilmente prevedibile che utilizza ogni stereotipo del “mondo gay” per contrapporlo prima ed affiancarlo poi agli stereotipi dei grezzi e provincialotti minatori. L’effetto umoristico è garantito, come il divertimento e la commozione moderatamente calibrata al momento giusto nel posto giusto. Il risultato è un film gradevole che appare però sin troppo studiato nel calibrare il bouquet di elementi eterodossi che lo compongono.
L’eterogeneo cast funziona a meraviglia tra Bill Night (L’amore fatale, Love Actually, Pirati dei Caraibi) e Imelda Stauton (Il segreto di Vera Drake, La saga di Harry Potter, Shakespeare in Love), tra Dominic West (28 giorni, Chicago, la serie televisia The Wire) e Paddy Considine (In America, Hot Fuzz) assolutamente commuovente nel ruolo del minatore sindacalista, ponte tra il mondo machista dei minatori e quello fricchettone omossessuale. Commedia dai colori fortemente pastellati in cui l’ombra scura dell’AIDS che in quegli anni iniziava a fare le sue prime vittime “ufficiali” appare minacciosa solo nel finale, senza però distogliere troppo lo spettatore dal clima leggero e poco pensante che domina il mood della pellicola.
Titolo originale | id. |
Regia | Matthew Warchus |
Sceneggiatura | Stephen Beresford |
Fotografia | Tat Radcliffe |
Montaggio | Melanie Oliver |
Scenografia | Andrea Matheson , Charlotte Walter, Mark Raggett |
Musica | Christopher Nightingale |
Cast | Bill Nighy, Dominic West, Andrew Scott, Imelda Staunton, Paddy Considine, George MacKay Joseph Gilgun, Ben Schnetzer, Freddie Fox, Sophie Evans, Faye Marsay, Jessie Cave |
Produzione | Calamity Films |
Anno | 2014 |
Nazione | UK |
Genere | Commedia |
Durata | 120' |
Distribuzione | Teodora Film |
Uscita | 11 Dicembre 2014 |
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