I pirati dei Caraibi sono tornati. Sono passati alcuni anni dagli eventi di Oltre ai confini del mare: Jack Sparrow, perennemente ubriaco e incapace di liberare l’adorata Perla Nera dalla bottiglia dove è rinchiusa, incontra il giovane Henry Turner (un nome che nasconde ben poche sorprese). È questi a spronarlo a cercare il Tridente di Poseidone, l’unico artefatto in grado di sconfiggere Salazar e la sua ciurma di fantasmi, in cerca di vendetta proprio contro Jack “il passero” (sparrow, in inglese).
Il paragone tra il quarto film e la “prima” (?) trilogia del franchise Disney era stato impietoso: un sequel senz’anima unicamente retto dal capitano interpretato da Johnny Depp. Pirati dei Caraibi – La vendetta di Salazar sembra aver fatto proprie quelle critiche e muoversi su orizzonti diversi, ma con risultati – purtroppo – analoghi. La pellicola risente di numerose tendenze caratterizzanti il blockbuster contemporaneo; in particolare il prendersi (troppo) poco sul serio e le continue gag che ne derivano, concorrono ad un intrattenimento più infantile rispetto agli altri film della saga; caratteristica che si ripercuote anche sull’estetica della pellicola, sicuramente più “fiabesca” e meno “maledetta”, e su una CGI altalenante tra lo spettacolare e il posticcio; problema riscontrabile, imperdonabilmente, in altre numerose grandi produzioni odierne (vedasi Alien: Covenant, giusto per citare un caso recentissimo). Tutti elementi che rischiano di snaturare l’universo originale e peculiare di Pirati dei Caraibi.
I registi Joachim Rønning e Espen Sandberg provano a rispettarne l’essenza, attingendo dai primi film (se non proprio dal primissimo); così, al trio Jack-Will-Elisabeth, si sostituisce quello Jack-Henry-Carina (un’astronoma che si unisce alla quest del Tridente), ma appare evidente che i giovani e acerbi Brenton Thwaites e Kaya Scodelario non possano reggere il confronto con Orlando Bloom e Keira Knigthley. C’è poi un Jack Sparrow che ribadisce il suo status di capitano (senza possedere una vera nave); ci sono scene ambientate nelle prigioni e c’è una ciurma di non-morti.
È difficile non avere la sensazione di assistere ad un remake sfiorato (o mancato?), con una trama, però, infinitamente più debole de La maledizione della prima luna. L’attenzione è, infatti, più centrata sui personaggi e, benché espedienti come le retrospezioni nelle vite di Jack e Barbossa siano sulla carta interessanti, risultano prive di effettivo pathos sullo schermo. Così come il villain Salazar, sprovvisto di reale spessore psicologico e davvero poco carismatico (difetto imputabile più alla scrittura che alla prova del bravissimo Javier Bardem). E per la prima volta, ciò che viene a mancare è la centralità di Capitan Jack Sparrow, ridotto a una macchiettistica versione di sé, dimentico del tutto della propria vena eroica, a favore unicamente di quella comica. La sagacità degli script di Ted Elliot e Terry Rossio è sostituita da Jeff Nathanson con un’insistente allusività sessuale e ripetuti doppi sensi che alla lunga risultano stancanti. Nessuna battuta è memorabile, nessuna scena indimenticabile (ad eccezione di quelle con i vecchi protagonisti, ma si tratta di poco più che camei), e Jack Sparrow appare sempre in secondo piano; anche Johnny Depp che, delle sue tante trasformazioni, veste quella del pirata meglio di tutte, risulta sottotono (ma forse vale lo stesso discorso di Bardem).
Pirati dei Caraibi è una saga che continua da quattordici anni e (come chi scrive) c’è chi è letteralmente cresciuto guardandone i film. Il piacere di ritrovare Sparrow e i suoi al cinema non è intaccato dal riscontrare nella pellicola dei difetti a mente fredda. Anzi, durante la visione si ride e forse addirittura ci si commuove. Però, anche questo quinto capitolo – come il suo predecessore – non sembra Pirati dei Caraibi, quanto piuttosto un “What if”, un prosieguo non canonico di una saga terminata giustamente e ottimamente dieci anni fa, con Ai Confini del Mondo. Anche l’intenzione di riscrivere quel finale risulta un tentativo di accostarsi alla grandezza dei primi tre film, e lascia forse sperare per un sesto e ultimo episodio di nuovo propriamente epico. Quello che continua a mancare ne La vendetta di Salazar è proprio una certa grandeur, una sorta di “epica piratesca”; o, se vogliamo, il Verbinski’s touch. Perché tuttora, la trilogia di Gore Verbinski resta insuperata e, forse, insuperabile.
Note: Da non perdere la scena dopo i titoli di coda (Pirati dei Caraibi lo faceva ben prima della Marvel)!
Titolo originale | Pirates of the Caribbean: Dead Men Tell No Tales |
Regia | Joachim Rønning, Espen Sandberg |
Sceneggiatura | Jeff Nathanson |
Fotografia | Paul Cameron |
Montaggio | Roger Barton, Leigh Folsom Boyd |
Scenografia | Nigel Phelps |
Costumi | Penny Rose |
Musica | Geoff Zanelli |
Cast | Johnny Depp, Geoffrey Rush, Javier Bardem, Brenton Thwaites, Kaya Scodelario, Kevin McNally, Orlando Bloom, Keira Knightley |
Produzione | Jerry Bruckheimer |
Anno | 2017 |
Nazione | USA |
Genere | Avventura |
Durata | 129' |
Distribuzione | Walt Disney Studios Motion Pictures |
Uscita | 24 Maggio 2017 |
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