Seconda parte del film di Lars von Trier. Nymphomaniac – Volume 2 è la storia poetica e folle di Joe (Charlotte Gainsbourg), una ninfomane, come lei stessa si autoproclama, raccontata attraverso la sua voce, dalla nascita fino all’età di 50 anni. Una fredda sera d’inverno il vecchio e affascinante scapolo, Seligman (Stellan Skarsgård), trova Joe in un vicolo dopo che è stata picchiata. La porta a casa dove cura le sue ferite e le chiede di raccontargli di sé. L’ascolta assorto mentre lei narra, nel corso dei successivi 8 capitoli, la storia della sua vita, piena di incontri e di avvenimenti.
Una seconda parte di una nerezza profonda che non viene mai compromessa e che fa vacillare ancora un po’ più la fiducia nell’umanità. Lars Von Trier è qui al suo meglio.
Per il seguito delle tragiche avventure della sua musa ninfomane, Von Trier riprende la storia dove l’aveva lasciata, nel momento cardinale in cui il piacere svanisce lasciando la giovane Joe appena sposata in una disperazione abissale. Pertanto, ciò che viene delineato al termine di una prima parte inteso come inno all’amore, sembianza di felicità, è evidente un falso: la perdita di tale sensazione è dovuta alla presa di coscienza di slanci malati o malsani di un ingranaggio che inevitabilmente finisce nel degrado fisico del dolore e del corpo.
Più scura, più violenta, più viscerale, questa seconda parte, nonostante alcune incursioni umoristiche, mostra il vero volto di un regista dal nichilismo assoluto che si dedica per anni a farci sentire nel profondo dei nostri cuori limiti ed esperienze patetiche dei suoi personaggi. Dopo una prima parte che contrastava nettamente con una disperazione radiante, la speranza per un futuro migliore ed il restauro di una stima di sé si allontanano man mano che la storia si sviluppa. Machiavellico genio burattinaio, il regista conduce la sua eroina in una spirale verso il basso con la precisione di un orafo ad un finale piuttosto inaspettato che va ad apporre un punto al suo minuzioso lavoro.
Ma mentre il film avrebbe potuto virare nello scabroso e miserabile cronico, Von Trier ha l’intelligenza di mantenere la forma del racconto per presentare il suo punto, rendendo in tal modo un divario tra la realtà innegabile – una donna che confessa i propri peccati ad un uomo in una realtà innegabile – e la realtà trascritta e forse in parte fantasticata. Inoltre apprendiamo che Joe sceglie il titolo dei capitoli sulla base di elementi reali presenti nella stanza, evidente contaminazione del campo narrativo con elementi esterni. Colpevole agli occhi di una Chiesa vista come garante dell’ordine morale, sin dalla comparsa dei suoi desideri carnali, la donna incriminata fa un vero e proprio percorso da vittima, inizialmente identificata con la meretrice di Babilonia fino a Cristo stesso. Il regista fila la metafora per portare il suo personaggio nella sala d’attesa di un “ospedale” molto particolare, dove un torturatore adepto di nodi di sangue e colpi di frusta – un sorprendente Jamie Bell- offre una farsa di piacere a donne apatiche e rotte dalla vita, nell’attesa di una deliziosa punizione da questo Arcangelo del Male. E’ in queste esperienze di decadenza e di assoggettamento, di riduzione in schiavitù del corpo, negli stessi lividi della carne, che Lars Von Trier sembra più a suo agio, come se le parole utilizzate servissero solo ad illustrare la sensazione ma non permettessero in nessun caso la comprensione; come un Seligman le cui continue digressioni dimostrano una necessaria teorizzazione delle confessioni che sono totalmente estranee ed impediscono qualsiasi forma di empatia e di godimento naturale. Così, l’incontro del professore ascetico e ateo nella sua cella monastica potrebbe potenzialmente consentire un rimborso o piuttosto una pace all’anima del peccatore, ma il divario tra i due sconosciuti è troppo ampio per essere colmato, nonostante il loro comune denominatore: la solitudine.
Dopo la fase della vergogna dove la ricerca di una punizione è la sola maniera di accettare un’esistenza giudicata contro natura, Joe si ribella contro un ordine prestabilito e si afferma come donna facendo della sua dipendenza un’arma contro l’autorità maschile. Amazzone vendicativa che rende colpo su colpo, sebbene abbia cercato di sopprimere la sua natura, pare essere la sua unica possibilità di sopravvivenza in un mondo dove la perversione, qualunque essa sia, è prerogativa di tutti. L’uomo è un lupo per l’uomo stesso, schiavo dei suoi desideri ed impulsi che, anche se sepolti, possono riemergere in qualsiasi momento. Dopo la palla di fuoco che ha distrutto la terra in Melancholia, facendo del microcosmo depressivo di Kirsten Dunst un macrocosmo universale, Lars Von Trier non ha finito di sezionare l’animo umano, per sua natura malata, resuscitando un’ultima volta questa umanità condannata a vivere con se stessa in una dannazione perpetua. In Nympohomaniac Volume – 2 è la lenta agonia di una donna che condanna ad una tristezza infinita.
Titolo italiano | Nymphomaniac - Volume 2 |
Titolo originale | Nymphomaniac: Vol. II |
Regia | Lars Von Trier |
Sceneggiatura | Lars Von Trier |
Fotografia | Manuel Alberto Claro |
Montaggio | Morten Højbjerg, Molly Malene Stensgaard |
Scenografia | Simone Grau |
Costumi | Manon Rasmussen |
Cast | Charlotte Gainsbourg, Stellan Skarsgård, Shia LaBeouf, Christian Slater, Willem Dafoe, Udo Kier, Jamie Bell, Stacy Martin, Uma Thurman, Connie Nielsen, Jesper Christensen, Jean-Marc Barr, Caroline Goodall, Kate Ashfield, Saskia Reeves, Nicolas Bro, Mia Goth |
Produzione | Zentropa Entertainments |
Anno | 2013 |
Nazione | Danimarca |
Genere | Drammatico |
Durata | 122' |
Distribuzione | Good Films |
Uscita | 24 Aprile 2014 |
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