In principio era il Verbo? No: in principio era l’Immagine. Così parlò Peter Greenaway, introducendo “Nightwatching” alla platea del Teatro Argentina: presentato alla Mostra del Cinema di Venezia nel 2007, il film torna soltanto ora in Italia per una breve “tournée” sugli schermi teatrali. Da almeno una trentina d’anni, il regista gallese propugna la ricerca di un cinema che sia radicalmente diverso dal «testo illustrato»: un cinema che si fondi non sulla parola, ma sull’immagine.
Pittore egli stesso, Greenaway mette spesso la pittura al centro di film e videoinstallazioni: dalle Nozze di Cana del Veronese all’Ultima Cena di Leonardo. Nel caso di “Nightwatching”, parte dall’omonimo dipinto di Rembrandt (noto in Italia come La Ronda di notte) per immaginarne la genesi, raccontando vicende che si muovono dietro e oltre il quadro. Se il titolo stesso rimanda al concetto di visione nell’oscurità, il tema della vista è cruciale e ricorrente: per il protagonista Rembrandt la minaccia di accecamento – reale, presunto o metaforico – è un’ossessione che ritorna circolarmente all’interno del film. Greenaway attinge ampiamente all’arte del ‘600, non solamente citando il pittore olandese: appaiono inequivocabili i riferimenti ad altri grandi maestri come lo spagnolo Velázquez. Anche le scelte di fotografia sono radicalmente pittoriche: luci calde, toni sfumati e tenui come in un quadro scolorito dal tempo.
Eppure, “Nightwatching” si rivela essere un film molto più teatrale che pittorico: i personaggi che si stagliano sul fondale buio, le inquadrature a prospettiva centrale, il talamo nuziale trasportato come su una macchina scenica. Invece di lasciare spazio all’immagine, qui la parola c’è, e abbondante. Invece di superare la narrazione tradizionale, qui la trama c’è, ed intricata. Due sono le linee narrative principali che percorrono il film: da una parte il rapporto dell’artista con le donne della sua vita, dall’altra il mistero nascosto fra i numerosi personaggi che popolano La Ronda di notte. Più lineare ed emozionante la trama “romantica”, più confusa e verbosa la trama “gialla”.
Presentando i propri film, Peter Greenaway sa essere provocatorio, dissacrante, incisivo; e questo crea sempre attese altissime sulla sua opera. Un notevole potenziale dirompente e immaginifico, che in tempi recenti ha trovato in “Goltzius and the Pelican Company” piena espressione, e che in “Nightwatching” rimane invece sbiadito, sottotono, quasi addomesticato.
Titolo originale | id. |
Regia | Peter Greenaway |
Sceneggiatura | Peter Greenaway |
Fotografia | Riener van Brummelen |
Scenografia | Maarten Piersma |
Costumi | Jagna Janika, Marrit van der Burgt |
Musica | Wlodek Pawlik |
Cast | Martin Freeman, Emily Holmes, Jodhi May, Eva Birthistle, Toby Jones, Natalie Press |
Produzione | The Kasander Film Company |
Anno | 2007 |
Nazione | Olanda, Canada, Polonia, Regno Unito |
Genere | Drammatico |
Durata | 134' |
Distribuzione | Lo Scrittoio |
Nessun commento