Con la pubblicazione il 19 ottobre scorso del suo ultimo lavoro, Sensorium Dei, il regista veneziano Michele Pastrello ha concluso la sua particolare trilogia chiamata Piano Forte Fortissimo.
Una trilogia composta da cortometraggi, o meglio “micro-movie” come ama definirli, che in effetti hanno il respiro del grande cinema nonostante siano concentrati in non più di 6 minuti l’uno.
Il primo capitolo Desktop è la storia di un incontro originalissimo. “Gli incontri più importanti sono già combinati dalle anime – dice la citazione di Coelho che apre la storia – prima ancora che i corpi si vedano.” Uomo-Donna, Natura-Città, Silenzio-Rumore, Manualità-Tecnologia, sono le coppie che definiscono e sviluppano una storia dove la musica ed il montaggio viaggiano di pari passo l’uno sull’altro fino al finale che non sveleremo per non rovinare la “meraviglia” della visione.
Il secondo capitolo Awakenings, è un gioco di specchi costruito su una doppia coppia che subisce un risveglio fisico e psicologico. Equilibrio, collera, libertà e vita sono i quattro elementi di questo gioco, dove l’aspetto emotivo, spirituale, sensoriale inizia a prendere il sopravvento sulla materia. In fin dei conti “Per plasmare l’uomo, non è con l’acqua ma con le lacrime che Prometeo mescolò l’argilla.”
Una cresente spiritualità che esplode nel capitolo finale Sensorium Dei, il più filosofico di tutto. La materia qui ha perso consistenza a favore di uno stato psicologico prevalente, un continuo dentro e fuori tra corpo e mente, realtà esterna ed interna. L’intera trilogia è costruita su giochi di coppia e dualismi che procedono per assonanza e contrasto, come ci conferma lo stesso regista:” Sì, ci sta. C’è Desktop, c’è la terra di mezzo di Awakenings e c’è la sensorialità di Sensorium Dei. Ma il “piano-forte-fortissimo” non è un’espressione mia: me l’hanno fatta. E io l’ho sentita mia. Per me è anche nel tipo di narrazione: dai ritmi più contemplativi a quello più caotico e scostante di Sensorium.”
Un cinema quello di Pastrello fatto di grande cura nella composizione dell’immagine, del montaggio e dell’uso della musica a discapito della parola. Spesso i dialoghi sono ridotti al minimo quando completamente assenti. ” Amo molto il cinema fatto di poche parole – continua il regista – in cui le immagini diventano sostanza. Non è una cosa voluta, è venuta così. Nel prossimo nuovo lavoro, vedrai che cambierò rotta decisamente.”
I personaggi protagonisti dei suoi lavori sembrano spesso “uomini/donne” cadute sulla terra, che sembrano vivere in una dimensione Altra, quasi in un “oltre lo specchio”: “Beh, parlo dell’uomo, della sua esistenzialità, del suo non poter mai veramente sbocciare. Il fiore sboccia, ma lo fa fisicamente, noi pensiamo di poterlo fare a livello di “anima”. E’ un casino, ed io racconto questo casino. E’ certamente qualcosa di intenzionale, non so però quanto progettuale.”
Vi invitiamo quindi a conoscere il cinema di Michele Pastrello, di entrare in contatto con un cinema dove narrazione si sposa con emozione, dove l’elemento visivo, spirituale, filosofico, apre nuove possibilità espressive e suggestive. Avvicinatevi scevri da preconcetti e lasciatevi sedurre dalle eleganti immagini di questo giovane veneto, trevigiano d’adozione e veneziano d’origine.
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