Il brutto è brutto, il buono è buono, l’ambiguo è ambiguo, lo stronzo è stronzo.

Questa è la forma espressiva del film “La bella gente” diretto da Ivano De Matteo. Nessuna sfumatura, la rappresentazione di una borghesia subdola, irritante e disgustosa appare sin dalla prima inquadratura subdola, irritante e disgustosa. I casolari in Toscana, gli intellettuali, gli affaristi, le puttane buone, i figli bastardi, il finto buonismo, la coscienza col pelo sullo stomaco, il cinismo ammantato di buone maniere, l’amore senza amore. Tutto è chiaro, perfetto, riuscito. Troppo. Non c’è mistero, non c’è sorpresa, non c’è lo straccio di un risvolto psicologico, non c’è il gusto di raccontare.

In un minuto capisci i personaggi, in dieci minuti la storia, dopo mezz’ora non c’è più niente da aspettarsi e te ne puoi andare.