Megalopolis

La locandina

Vedere un film di Francis Ford Coppola è sempre una buona scelta. Che sia “Apocalypse Now” del 1979 o l’odierno “Megalopolis“, Coppola che investe tutto se stesso (come impegno intellettuale ed economico, tanto che per raggiungere il budget di 120 milioni di dollari ha dovuto vendere una parte della sua azienda vinicola californiana) per la sua visione cinematografica del reale merita l’impegno e il tempo dello spettatore.

Il duello tra bene e male questa volta è tra Cesar Catilina (Adam Driver in purezza) un architetto di New Rome con un piano utopistico per ricostruire la città, completamente distrutta da una catastrofe, in un modo del tutto nuovo e innovativo e il corrotto sindaco Franklyn Cicero, che vuole ostacolare il suo sogno. Ai due si aggiunge in parallelo la figlia del sindaco Julia desiderosa di emanciparsi dalla situazione di privilegio e oppressione in cui è nata e che si trova a cavallo tra l’amore per il padre e l’innamoramento per il progettista.

Aubrey Plaza in una scena

Hamilton Crassus III, spregiudicato magnate, spinge per il progetto del nipote Cesar mentre il cugino di questi, Clodio (Shia LaBeouf, che quando viene ben diretto buca lo schermo), è ossessionato da Julia e disposto a tutto per conquistarla. I costumi di Milena Canonero, a cavallo tra l’antica Roma e la contemporaneità segnano le scene di un’epopea romana ambientata nell’America moderna che lascia interdetti per la potenza visiva, per il divertimento creativo e per la portata di impegno temporale. Eppure il film resta impresso nella memoria; quello che resta è il cinema nella sua interezza tra intrighi, anticipazione del futuro, divertimento e poesia.