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Piera Detassis e Jose R Dosal

Le Fondazioni Cinema per Roma e Musica per Roma hanno ratificato un nuovo accordo che aprirà definitivamente le porte dell’Auditorium Parco della Musica alla settima arte: con i suoi settecento posti, infatti, la Sala Petrassi si trasformerà in uno dei più grandi luoghi di cinema della Capitale. Il terzo spazio in ordine di grandezza della struttura realizzata da Renzo Piano accoglierà dunque, accanto agli spettacoli musicali, teatrali, alla danza, alle lezioni, anche anteprime ed appuntamenti legati al mondo cinematografico. Lo hanno annunciato Piera Detassis, presidente della Fondazione Cinema per Roma, e José R. Dosal, Amministratore Delegato della Fondazione Musica per Roma.

La collaborazione fra le due Fondazioni, che prosegue da anni con la Festa del Cinema, sarà dunque ancora più stretta e articolata e molti saranno gli eventi coprodotti: i primi in programma si svolgeranno già nei prossimi giorni e saranno realizzati nell’ambito di CityFest, il contenitore di intrattenimento e cultura che la Fondazione Cinema per Roma realizza nel corso dell’anno, la cui sezione educational è curata da Alice nella città.

Primo passo di questa collaborazione è stata la proiezione in anteprima dell’ultimo cartoon della DreamWorks, l’atteso terzo capitolo di Kung Fu Panda. Proiezione seguita da una lezione di cinema tenuta dal co-regista della pellicola, l’italiano Alessandro Carloni.

Nato a Bologna da un padre illustratore ed una madre appassionata di letteratura “Una vita non basta per fare tutte le esperienze possibili – racconta Caroni – ma è possibile farlo attraverso le storie”, risiede oggi in California.

Dopo diverse esperienze lavorative in Europa (Danimarca, Germania) ha avuto modo di sottoporre alla DreamWorks il cortometraggio “The Shark and the Piano” insieme all’amico e collega Gabriele Pennacchioli. Assunto vi ha ricoperto diverso ruoli da Head of Story (Dragon Trainer 1 e 2) a Supervisore all’animazione e Story Artist (Kung Fu Panda 1 e 2) prima di essere promosso a co-direttore, insieme a Jennifer Yuh Nelson, del terzo capitolo.

“Il compito del regista – rivela Carloni – non è quello di raccontare storie, ma creare personaggi.” Una rivoluzione a dir poco copernicana. Ma spiega: “Se una storia è bella ma i suoi protagonisti sono antipatici, il film non funziona. Se avete un compagno di viaggio stronzo ed antipatico, anche la meta più straordinaria, diventerà noiosa. Al contrario con un compagno di viaggio simpatico anche andare a rinnovare la patente potrebbe essere un’esperienza entusiasmante. Così è al cinema.”

www.alessandrocarloni.com

www.alessandrocarloni.com

“Per Kung Fu Panda è stato così sin dal primo capitolo. Inizialmente la comicità derivante dal personaggio di Po, doveva nascere dal suo cinismo nei confronti del Kung-Fu. Abbiamo invece ritenuto che se la comicità fosse nata dalla passione verso quest’arte, il film avrebbe funzionato meglio e piaciuto maggiormente al pubblico. Far vedere un personaggio che ‘ama’ qualcosa è l’unico modo affinchè il pubblico ami quel personaggio.”

Dopo due capitoli, bisognava inserire un elemento di novità in questo terzo: “La novità era introdurre un nuovo personaggio, in particolare il vero padre di Po. La storia si muove attarverso il ‘contrasto’ creato tra due personaggi: il padre biologico e quello putativo del protagonista. La presenza contemporanea dei due padri permette alla storia sviluppi assai interessanti e dai risvolti altamente comici. Nei cartoon la mamma solitamente muore perchè la sua presenza è un messaggio troppo rassicurante per il pubblico. Se c’è la mamma sappiamo che tutto andrà bene!”

Sul successo sempre crescente del cinema d’animazione anche tra il pubblico adulto, così se lo spiega: “Il cinema d’animazione è ancora vissuto come una ‘grande magia’. Mentre il cinema live si sta allargando verso il cinema d’animazione (vedi Avatar ad esempio), quello d’animazione si sta muovendo verso il cinema live attraverso storie, concetti e tematiche da adulti.”

L’incontro, a cui hanno partecipato numerosi studenti delle scuole di cinema e non (tra i quali lo IED Istituto Europeo di Design), si chiude con un consiglio a chi volesse seguire le sue orme: “Le scuole sono importanti. Se ce ne sono di buone, sfruttatele. Ma il vero mestiere l’ho imparato sul campo, lavorando. Il talento è importante, ma se non si è inclini alla cooperazione, alla collaborazione in team, il cinema non è il vostro mestiere. Preferisco un professionista con meno talento ma più empatico che non l’inverso.”

Meditate gente… meditate!