Stanley (Colin Firth), illusionista disilluso e razionale, raggiunge il successo alla fine degli Anni ’30 facendo sparire elefanti e tagliuzzando assistenti travestito da mago cinese. La sua indole scettica è così marcata e invincibile che un suo amico lo invita in Costa Azzurra per smascherare una giovane sensitiva (Emma Stone) che pare riesca a mettere in contatto ricchi creduloni con i loro defunti senza l’uso di nessun trucco. Mentre Stanley conoscerà la giovane ne resterà pian piano rapito e finirà per dare credito ai poteri paranormali che da sempre disprezzava, ma soprattutto insieme alla ragazza sarà travolto da un’imprevista quanto irresistibile passione.
In “Blue Jasmine” avevamo lasciato Cate Blanchett a parlare da sola su una panchina, e qui ritroviamo un’altra protagonista donna che parla al vuoto; questa volta però, al contrario di molti altri personaggi femminili alleniani, è una giovane impostora per nulla tormentata e che anzi non esita a palesare i suoi sentimenti più profondi di fronte al suo acerrimo e bizzarro nemico. La cornice è invece bloccata ai primi del ‘900 dal gusto idealizzato e stoicamente reazionario di Allen: solo bella gente aristocratica che gioca a tennis e viaggia in macchine scoperte, musica nera di sottofondo che è rimasta per sempre jazz e non è mai diventata rap e americani in vacanza in Costa Azzurra che sono tutti inarrivabili e splendenti come Zelda e Scott Fitzgerald e non si sognerebbero mai di passare nel caleidoscopio di Baz Luhrmann.
Ad aiutarlo nella riuscita di questa impresa non semplice è la meravigliosa fotografia di Darius Khondji, vero protagonista fantasma di questa pellicola, per la capacità di aggiungere sempre un qualcosa ad una scena sia a lume di candela sia in riva al mare e due protagonisti azzeccati e bravi nel non ricalcare tic e pose della pesantissima lista di nomi che li hanno preceduti davanti alla lente del regista.
Per il resto, a rendere speciale una commedia leggera e a tratti ricalcata sul cinema di Lubitsch, talvolta verbosa e prevedibile è ovviamente la scrittura di Allen: in vecchiaia la disillusione non sembra essere diminuita (“l’unico essere con superpoteri che conosco ha una falce in mano”) e come le auto e la musica di cui sopra dà un effetto un po’ retrò in questa epoca affamata di soprannaturale a basso costo e di misticismi di ogni genere. L’unico avversario a cui pare opportuno e quasi conveniente arrendersi è l’amore, che quando diventa razionalmente spiegabile è già un’altra cosa, perché “anche se il mondo è senza scopo nasconde in fondo un po’ di magia”.
Titolo italiano | id. |
Titolo originale | Magic in the Moonlight |
Regia | Woody Allen |
Sceneggiatura | Woody Allen |
Fotografia | Darius Khondji |
Montaggio | Alisa Lepselter |
Scenografia | Anne Seibel |
Costumi | Sonia Grande |
Cast | Colin Firth, Emma Stone, Hamish Linklater, Eileen Atkins, Jeremy Shamos |
Produzione | Dippermouth, Gravier Productions, Perdido Productions, |
Anno | 2014 |
Nazione | Usa |
Genere | Commedia |
Durata | 98' |
Distribuzione | Warner Italia |
Uscita | 04 Dicembre 2014 |
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