«Penso che il problema del Don Chisciotte sia che quando ti appassioni a questo personaggio, a quello che rappresenta, diventi tu stesso Don Chisciotte. Ti muovi nella follia, determinato a trasformare la realtà nel modo in cui la immagini. Ma che, ovviamente, si rivela molto diversa».
In queste parole di Terry Gilliam c’è tutto “L’uomo che uccise Don Chisciotte”. Chi ha avuto la fortuna di leggere il romanzo di Cervantes capisce che qui sta il punto. Don Chisciotte nasce come un’opera picaresca, una dei tanti del tempo, comica e buffa, pieni di caratteri, dove si canta di donne armi cavalier e amore. Poi nel romanticismo si è sterzato verso una nuova interpretazione che è ancora quella di oggi e cioè di un uomo, Don Chisciotte, che non si arrende al pragmatismo di una vita tranquilla, vuole nutrirsi dei suoi sogni, lottare per i suoi ideali, vuole essere sempre vivo, presente, attivo a costo di inventarsi nemici da abbattere, montagne da scalare, donne meravigliose da amare, a costo di sembrare un povero vecchio pazzo che combatte contro i mulini a vento. Ma i pazzi sono loro, gli “stupidi per eccesso di sensatezza” come dice Miguel de Unamuno nei suoi Commentari “uomini che non sono perché non vogliono essere”.
Insomma se leggendo i due tomi dell’immortale romanzo prendi questa deriva romantica e sei un regista allucinato e sognatore, fragile e sensibile Don Chisciotte diventerà la tua ossessione e non potrai non fare un film come questo di Terry Gilliam. Un film confuso, eccessivo, visionario, appassionante, un po’ sgangherato, intenso, comico, sentimentale.
Strutturalmente costruito su tre piani narrativi, il presente, il passato e l’immaginario, il film ruota sulla strana storia di un regista affermato senza anima che non riesce più ad avere quello slancio creativo e ideale che aveva quando giovane alle prime armi stava girando il suo primo film: Don Chisciotte…
Per realizzare questa magnifica ossessione Gilliam ha impiegato tra tentativi, rinunce, disastri ambientali, varie ed eventuali, trent’anni. Grandi prove dei due protagonisti Adam Driver (il regista alla ricerca di se stesso) e Jonatan Price (il calzolaio che si crede Don Chisciotte).
In realtà l’attore su cui ruotava il progetto era il grande e raffinatissimo attore francese Jean Rochefort che non ha avuto il tempo per aspettare cosi a lungo. Morto nel 2017 di lui rimane un documentario del 2002 “Lost in La Mancha” in cui si racconta la disavventura molto donchisciottesca del primo tentativo poi fallito, di girare il film. Un documentario da vedere assolutamente, complementare, una sorta di prefazione al film di oggi, al suo spirito.
E proprio a Jean Rochefort, Terry Gillian, nei titoli di testa, dedica il film.
Titolo italiano | L'uomo che uccise Don Chisciotte |
Titolo originale | The Man Who Killed Don Quixote |
Regia | Terry Gilliam |
Sceneggiatura | Tony Grisoni, Terry Gilliam |
Fotografia | Nicola Pecorini |
Montaggio | Lesley Walker, Teresa Font |
Scenografia | Benjamín Fernández |
Costumi | Lena Mossum |
Musica | Roque Baños |
Cast | Adam Driver, Jonathan Pryce, Stellan Skarsgård, Olga Kurylenko, Joana Ribeiro, Óscar Jaenada, Jordi Mollà, Rossy De Palma, Jason Watkins |
Produzione | Alacran Pictures, Amazon Studios, Entre Chien et Loup, Eurimages, Movistar, Proximus TV, RPC, TVE, Tornasol Films, Akbar Filmes, Wallimage |
Anno | 2018 |
Nazione | Regno Unito, Spagna, Francia, Portogallo, Belgio |
Genere | Commedia |
Durata | 132' |
Distribuzione | M2 Pictures |
Uscita | 27 Settembre 2018 |
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