Si affannano nuovi e vecchi tarantiniani a cercare di catalogare “The Hateful eight”. È un giallo, un horror, un affresco storico, un film demenziale, una pièce teatrale o un western? Si affannano e più si affannano più non riescono ad avere la lucidità necessaria per trovare una risposta esaustiva e condivisa.

La locandina

La locandina

Eppure basta guardare il film per trovare nel gioco degli specchi dei rimandi, delle autocitazioni e delle metafore, la soluzione.

Lo stufato di Minnie. Una delle scene più brillanti e appetitose del film è quando gli otto bastardi si ritrovano lungo il tavolaccio di legno della stamberga a mangiare lo stufato. È una scena ricca di particolari, descritta minuziosamente. Questo stufato lo vediamo, ne sentiamo il profumo, ne immaginiamo il sapore: sembra buonissimo e tutti ne mangiano mestolate di legno con voluttà. È talmente vero questo stufato che ribolle nel paiolo da sembrare un quadro di Annibale Carracci. Altro che Masterchef. Qui si mastica, si mangia, si gode, è un momento di sospensione, niente chiacchiere solo cibo bello, invitante, pronto da mandare giù. Sospensione prima della fine. Perché secondo un preciso stilema tarantiniano Il negro (Samuel L. Jackson) partendo dallo stufato, spiegandolo nella sua essenza arriverà a dipanare la matassa, cioè l’intreccio narrativo.

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Samuel L. Jackson, Jennifer Jason Leigh e Kurt Russell

Lo stufato di Minnie ha sempre lo stesso gusto, come quello dello zio Charlie. Può cambiare il tipo di carne, gli ingredienti ma se lo fa la stessa mano avrà sempre lo stesso sapore, giorno dopo giorno, anno dopo anno. E allora se Minnie non c’è ma lo stufato ha il sapore che tutti conoscono vuol dire che qualcosa non quadra…

E il messaggio subliminale è esattamente quello: giallo, horror, affresco storico, film demenziale, pièce teatrale, western… Può cambiare il genere, la forma o il contenuto, se il regista è Tarantino, il film avrà sempre lo stesso invitante, gustoso, eccessivamente speziato sapore. Perché non sono importanti gli ingredienti, ma il cuoco. E lo stufato di Tarantino non si batte.