Ma quant’è brava Jules (Anne Hathaway)? Neanche trent’anni e s’inventa un sito di vendita di abbigliamento online che in un anno dà da lavorare a più di duecento persone e come se non bastasse ha una figlia dolcissima con un marito amorevolmente dedicatosi alla cura della casa. Peccato che questo gli costi sonno, appetito e un sostanziale distacco da qualsiasi reale rapporto umano. Per sua fortuna, il settantenne Ben (Robert De Niro), ex dirigente di una ditta di elenchi telefonici, aderisce ad una campagna che inserisce i pensionati nelle aziende come stagisti senior (e non all’italiana come consulenti strapagati) e trova una ragione di vita nella sua nuova occupazione dopo il vuoto lasciato dalla perdita della moglie. Con la sua umanità, con la sua eleganza e i suoi modi così demodé per gli hipster di Brooklyn, saprà non solo farsi apprezzare dai suoi improbabili giovani colleghi, ma diventerà un punto di riferimento per Jules, aiutandola ad affrontare il peso delle sue enormi responsabilità e a guardare con più umanità chi la circonda, dai dipendenti al marito trascurato troppo a lungo.
Immaginiamo lo sceneggiatore di commedie come un pasticcere: il prodotto americano con le star in prima pagina assomiglierà a quelle torte stracolme di zucchero tipiche proprio degli Stati Uniti, che mostrano continuamente sui canali della televisione men che generalista. Andando a vedere un film del genere (o accompagnando a vedere nel caso di molti spettatori di sesso maschile) si sa già che cosa aspettarsi: sorrisini, mossette, bontà come se piovesse, insomma la ricetta ideale per l’iperglicemia dell’anima.
La Meyers però in questo contesto ha saputo ritagliarsi una spazio tutto suo a suon di incassi e le va riconosciuta un’attenzione particolare nello scegliere con accortezza argomenti attuali (nuove tecnologie, inversione dei ruoli in famiglia, occupazione del tempo libero dei pensionati) e nel descrivere ambienti e personaggi con più personalità della media. Il vero punto di forza della sua scrittura leggera e inoffensiva sta però nel rivendicare (dai tempi di “What Womens Want”) una visione del mondo decisamente al femminile nei dialoghi e nelle vicende raccontate, coscienti del pubblico che devono andarsi a conquistare.
L’altro fattore determinante per la riuscita di una commedia sono ovviamente i protagonisti, che per l’occasione si distaccano dal recente passato. De Niro è bravo a non scadere nella macchietta e nelle pose reiterate delle ultime esperienze sul versante comico; la Hathaway, per la prima volta in carriera, nei minuti iniziali del film raggiunge l’insperato obiettivo di apparire una figlioccia della Meryl Streep de “Il diavolo veste Prada”, ma ci tranquillizza per le restanti due ore sfoggiando i soliti occhioni da Bambi con la nota generosità in riunione come al telefono con la severa mamma, da ubriaca e pure da cornuta. Speriamo che le donne sappiano trarre insegnamento anche da questo vezzo e non solo dagli atteggiamenti ossessivi e malsani da manager risucchiata dal lavoro.
Titolo originale | The intern |
Regia | Nancy Meyers |
Sceneggiatura | Nancy Meyers |
Fotografia | Stephen Goldblatt |
Montaggio | Robert Leighton |
Scenografia | Kristi Zea |
Costumi | Jacqueline Oknaian |
Musica | Theodore Shapiro |
Cast | Robert De Niro, Anne Hathaway, Rene Russo, Adam DeVine |
Produzione | Waverly Films |
Anno | 2015 |
Nazione | Usa |
Genere | Commedia |
Durata | 121' |
Distribuzione | Warner Bros Italia |
Uscita | 15 Ottobre 2015 |
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