E’ tutto vero: opera prima interessante ben girato ottima regia e via di seguito. Ma “Lo chiamavano Jeeg Robot” paga pegno all’insostenibile romanità che orami invade la scena artistica, politica e giornalistica del nostro Paese.
Il romanesco sguaiato e tutto quello che ne deriva, la volgarità, i soprannomi grevi, l’ambiente della mala tra kitsch e infamità ormai sono una parodia di se stesso. Non ha più nessuno impatto drammaturgicamente plausibile, è solo satira autoreferenziale. Facciamo un confronto, prendiamo un breve estratto di “Lo chiamavano Jeeg Robot” e subito dopo guardiamo uno sketch tratto dalla serie “Pupazzo Criminale” di Lillo & Greg.
Bene, sembra lo stesso genere. Tutti e due comici. Solo, il sorcio secco, fa molto più ridere.
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