L’insulto

Beirut ai giorni nostri. La guerra civile è finita ormai da tempo e si vive in una apparente pace. Basta poco infatti per far innescare una storia di rivendicazioni, vendetta e rancori. E’ quello che il regista Ziad Doueiri ci racconta, con I suoi occhi, nel legal drama “L’insulto” descrivendo realisticamente cosa si nasconde appunto dietro quella normale quotidianità, vittima ancora di troppo odio, in un paese troppo segnato da culture e religioni diverse.

Yasser (Kamel El Basha) è un rifugiato palestinese e lavora come manovale. Tony (Adel Karam) invece è un cristiano libanese ed ha una propria officina meccanica. Entrambi sono due uomini comuni, con una propria famiglia, un proprio lavoro ed una propria storia alle spalle. Yasser lavora nel cantiere di ristrutturazione dell’edificio in cui vive Tony. Un piccolo e banale incidente tra I due per colpa di una grondaia mal funzionante diventa motivo di litigio e di scontro. Uno stupido episodio, una parola di troppo detta, innesca la miccia, trasformando quel piccolo incidente in un caso giuridico e mediatico su scala nazionale tra opposte fazioni.

“L’insulto” è un crescendo di situazioni, discussioni, azioni e litigi, tutto al maschile, in cui le donne cercano, senza riuscirci, di portare buonsenso. Il regista, di origine libanese, non è mai critico, ma rappresenta i fatti con estrema neutralità ed occhi da cronista, portando lo spettatore ad una riflessione profonda sull’attuale realtà libanese.
Eccellente interpretazione dei protagonisti, primi fra tutti Kamel El Basha premiato con la Coppi Volpi alla 74 Mostra del cinema di Venezia. Il film è stato anche selezionato per rappresentare il Libano ai premi Oscar 2018 come miglior film straniero.