Se una farfalla con un battito d’ali può scatenare un uragano dall’altra parte del pianeta, cosa potrebbe succedere con un paio di scarpe regalato ad un promettente uomo politico israeliano?
Norman Oppenheimer è invadente ai limiti dello stalking: millanta conoscenze e parentele, si imbuca alle cene private, insegue assistenti e portaborse. Ogni escamotage è buono per tentare di arrivare ai piani alti del potere: perché «non si sa mai», un semplice gesto può portare ad un incontro cruciale e magari ad un’amicizia importante. In un mondo fatto di link, telefonate e interconnessioni, Norman cavalca i gradi di separazione per generare collegamenti tra le persone: le mette in rapporto in un’interminabile catena di Sant’Antonio, imbastita su una fitta rete di scambi e favori reciproci. Se A dà una mano a B, B potrà fare qualcosa per C, così magari D potrà agire di conseguenza… Proprio come in uno schemino con le frecce, che Norman scarabocchia su un tovagliolo di carta. Noi siamo le relazioni che abbiamo con gli altri: il modo in cui possiamo cambiare la loro vita.
Al suo primo film in lingua inglese, il regista israeliano Joseph Cedar si ispira alla figura archetipica dell’«ebreo cortigiano», riscattandola dai pregiudizi antisemiti di cui è stata spesso vittima – come nel caso del banchiere Joseph Süss Oppenheimer, protagonista del film nazista “Süss l’ebreo“. Se Norman è certamente uno scocciatore e anche un ciarlatano, in realtà non mira ad arricchirsi, non vuole raggiungere i potenti per ottenere a propria volta favori per sé; al di là dell’apparente opportunismo, Norman vuol rendersi utile, innescare un circolo virtuoso per aiutare le persone ad essere felici: anche a costo di rimanere incastrato dentro un ingranaggio più grande di lui.
Ancor più in profondità, ciò di cui Norman ha davvero bisogno è l’amicizia; di lui non sappiamo molto, nemmeno se abbia un posto dove vivere: paradossalmente, l’uomo che crea relazioni tra le persone è disperatamente e radicalmente solo. Proprio per questo riesce a far breccia nell’animo di Micha Eshel, futuro Primo Ministro: anch’egli diversamente, ma innegabilmente solo. Non a caso, le scene in cui i due amici si trovano davvero faccia a faccia sono pochissime, ma segnano gli snodi decisivi della storia.
In un’ottima prova, Richard Gere dona al personaggio uno sguardo sottile, scaltro ma fragile che si nasconde dietro gli occhialini, per un Norman perennemente intabarrato in cappotto cammello, sciarpa e berretto di tweed, affiancato da un Lior Ashkenazi intenso coprotagonista; notevole anche il resto del cast, che può contare su Michael Sheen, Steve Buscemi e Charlotte Gainsbourg. La regia esalta in primissimi piani la mimica degli attori, sottolinea i dettagli ed osa rallenti, digressioni visionarie, fermo-immagine e split-screen nel tentativo di figurativizzare le connessioni tra i personaggi. Non privo di qualche macchinosità e inverosimiglianza nella trama, “L’incredibile vita di Norman” ammalia con il gusto agrodolce ed enigmatico dell’apologo yiddish.
Titolo italiano | L'incredibile vita di Norman |
Titolo originale | Norman: The Moderate Rise and Tragic Fall of a New York Fixer |
Regia | Joseph Cedar |
Sceneggiatura | Joseph Cedar |
Fotografia | Yaron Scharf |
Montaggio | Brian A. Kates, A.C.E. |
Scenografia | Kalina Ivanov e Arad Sawat |
Costumi | Michelle Matland |
Musica | Jun Miyake |
Cast | Richard Gere, Lior Ashkenazi, Michael Sheen, Steve Buscemi, Charlotte Gainsbourg. |
Anno | 2016 |
Nazione | Stati Uniti – Israele |
Genere | Drammatico |
Durata | 118' |
Distribuzione | Lucky Red |
Uscita | 28 Settembre 2017 |
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