Un’unità di pattuglia notturna composta da cinque poliziotti raggiunge una cittadina sperduta dopo aver risposto ad una chiamata di rinforzi alla radio. Entrando in un edificio abbandonato, che una volta ospitava una storica stazione di polizia ottomana, presto si renderanno conto di sprofondare in un incubo infernale.
Nato come cortometraggio (e si vede!) nel 2013, dopo aver partecipato a più di quaranta Festival vincendo diversi Premi, viene presentato al Festival Internazionale del Cinema Fantastico della Catalogna SITGES dove è stato notato da Eli Roth il papà malato di Hostel e Green Inferno che innamoratosi del progetto ha aiutato il giovane regista Can Evrenol a svilupparlo in un lungometraggio presentato in Italia al Festival del Cinema Turco che si è chiuso a Roma presso La Casa del Cinema.
La provenienza dal cortometraggio e la presenza del nome di Eli Roth avrebbe dovuto far suonare non uno ma almeno un paio di campanelli d’allarme. Inutilmente ascoltati dal sottoscritto, che pur di trovare refrigerio dal caldo asfissiante di un’afosa domenica di Luglio, si sottopone alla visione di un film che pasticciato è dire poco.
La trama è assente e molto confusa. Certo siamo nel cinema horror splatter, con smembramenti di intestini, estrazioni di bulbi oculari e campionario di questo genere, per cui non ci aspettiamo certo una sceneggiatura alla Billy Wilder o Dalton Trumbo; ma un minimo di logica narrativa si. E non basta neanche la battuta “Non si può avere una spiegazione per tutto” di uno dei protagonisti come prova di assoluzione verso i quattro autori, quindi otto mani (e tutto torna essendo un film turco!), che si sono dedicati alla sceneggiatura della pellicola.
La pellicola gioca con lo spazio ed il tempo, catapultando il povero spettatore in un ‘pasticciaccio brutto’ in cui si perde il senso dell’orientamento, della logica, del decoro. E non bastano effettacci vari elargiti con estrema disinvoltura (almeno 4 persone hanno lasciato la sala prima dei titoli di coda) a salvare un’operazione furbetta che nulla aggiunge al panorama del genere fin qui visto.
Certo i personaggi che vengono uno dopo l’altro eliminati dopo sofferenze più o meno atroci sono poco simpatici e quindi un minimo di goduria si prova; la stessa provata da più di uno spettatore (o almeno dal sottoscritto) al pensiero di infliggere il medesimo trattamento allo strafottente Cristiano Pellè – manco fosse la comparsa di una puntata del serial Gomorra! – reo di aver calciato malamente fuori il proprio rigore agli Europei di Francia, non prima aver tentato di sfottere il portiere Campione del Mondo Neuer,
Nel complesso, una pellicola inutile? Deduzione vostra, non mia… Ma una volta qualcuno disse che a pensar male…
Titolo italiano | L’assalto: incubo |
Titolo originale | Baskin: Karabasan |
Regia | Can Evrenol |
Sceneggiatura | Can Evrenol, Cem Özüduru, Oğulcan ErenAkay, Erçin Sadıkoğlu |
Fotografia | Alp Korfalı |
Montaggio | Erkan Özekan |
Costumi | Sinan Saraçoglu |
Musica | Ulaş Pakkan, Volkan Akaalp |
Cast | Görkem Kasal, Ergun Kuyucu, Muharrem Bayrak, Mehmet Fatih Dokgöz, Mehmet Akif Budak |
Produzione | Film Colony, Mo Film, XYZ Films |
Anno | 2016 |
Nazione | Turchia |
Genere | Horror |
Durata | 97' |
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