La facciata apparentemente normale di una tradizionale famiglia francese, moglie marito e due figli (naturalmente maschio e femmina), occulta una donna nella trappola di un marito abitudinario e con molti soldi, alla quale ha offerto il lusso di una casa invidiabile e l’opportunità di non lavorare. Ma lei invece di perdersi negli acquisti sfrenati, prenotare sedute dall’estetista e godersi il tè con le a amiche, si annoia. E così si innamora di un altro. Storie popolari tutt’altro che rare dove a colorare la vicenda irrompe la dimensione sociale. La pietra dello scandalo è infatti un operaio catalano, ex galeotto, capitato in casa loro per ristrutturare lo studio della moglie la quale, non avendo avuto fino a quel momento l’idea del tradimento, pensava ancora di potersi distrarrei facendo la fitoterapeuta. E anche questo divario sociale appartiene a racconti popolari piuttosto double face, dalla parte del ricco o dalla parte del povero. Ma mentre il tutto potrebbe essere oggetto di studio per Freud e Jung, alla regista Catherine Corsini, interessa solo la passione ardente tra i due, invincibile e al di sopra anche dei doveri di madre. La moglie e la madre sono considerate tali, quasi mai donne e così la triste e annoiata Suzanne con il proprio Cedo Bona Ossia rende lo scandalo di dominio pubblico. Molla tutto, averi e doveri e gioca a due cuori e una capanna.
Nel rifugio gli amanti trovano conforto. Si vedono prati a simboleggiare la liberà raggiunta, si beve vino a rappresentare la trasgressione che li ha uniti e si fa l’amore, l’unico motivo reale per il quale si è li. Niente di particolare, una storia che anche il meno abile degli avvocati divorzisti avrebbe potuto raccontarci.
E’ troppo azzardata la dichiarazione della Corsini di pensare a Suzanne come si pensa ad Anna Karenina, il romanzo di Tolstoj o a Madame Bovary di Flaubert. L’unico punto in comune è nel fatto che la vicenda ruota intorno alla protagonista ed esclusivamente intorno a lei, una donna senza scrupoli piuttosto che innamorata. E quando ci si aspetta che arrivi il prete ad ungerle con l’olio santo le mani, la bocca, il naso ed i piedi, prima che Morte le allevi le pene, la storia volge ad un epilogo tinto di rosa, rosso e noir colorando un quadretto veramente confuso, aumentando l’imbarazzo nello spettatore ed ostacolandone il giudizio. O siamo vittime di una ipocrisia sociale oppure del buon senso.
Comunque: accolto al festival di Toronto con entusiasmo ed acquistato per la distribuzione in oltre 30 paesi, in Francia ha incassato quasi 5 milioni di euro.
Titolo originale | Partir |
Regia | Catherine Corsini |
Sceneggiatura | Catherine Corsini, Gaëlle Macé |
Fotografia | Agnès Godard |
Montaggio | Simon Jacquet |
Scenografia | Laurent Ott |
Costumi | Anne Schotte |
Musica | Georges Delerue, Antoine Duhamel |
Cast | Kristin Scott Thomas, Sergi Lopez, Yvan Attal, Bernard Blancan, Aladin Reibel, Alexandre Vidal, Daisy Broom, Berta Esquirol, Gerard Lartigauv |
Produzione | Pyramide Productions, Camera One, Vmp, Solaire Production, Canal +, Cinécinéma |
Anno | 2009 |
Nazione | Francia |
Genere | Drammatico |
Durata | 145' |
Distribuzione | Teodora Film |
Uscita | 05 Marzo 2010 |
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