La zona è un quartiere residenziale nel centro di Città del Messico, recintato, monitorato da telecamere e protetto da guardie private. Al di fuori della zona la miseria più nera. Un’oasi in mezzo all’immondizia. Una notte, in seguito ad una tempesta, si crea un varco di accesso alla zona. Tre ragazzi delle borgate vi si introducono e tentano di rubare in una delle case. La rapina finisce male: una donna resta uccisa e le guardie fanno fuori due dei rapinatori. Il terzo, Miguel, si mette in salvo ma rimane chiuso nella zona. Per evitare che si sappia cosa è successo i residenti si organizzano per insabbiare tutta la faccenda. Miguel costituisce un pericolo per la loro tranquillità. Comincia allora una incessante caccia all’uomo destinata a concludersi in tragedia…
Crudissima parabola sull’eterna guerra tra ricchi e poveri, divario incontrollabile e sempre più abissale nelle grandi città. Impressionante la lucidità di sguardo nel definire i tratti di un mondo in apparenza perfetto fondato su leggi proprie che non hanno alcun punto di riferimento con la realtà. La zona ha le sue leggi, fuori della zona ce ne sono altre. E la polizia non può nulla. Neppure chi vorrebbe fare giustizia. Vige la regola del compromesso. La verità non è contemplata nella salvaguardia del privilegio. Il mondo fittizio che si è creato all’interno della zona deve restare svincolato dal marciume dell’ambiente esterno. Non ci deve essere contaminazione. Al di fuori dei confini c’è solo immondizia. Da tenere alla larga. La chiusura territoriale comporta anche una restrizione mentale generalizzata. I padri educano i figli secondo leggi personali. Occhio per occhio, dente per dente sostiene una delle residenti quando parla della pena da infliggere al delinquentello ancora a piede libero entro i confini della zona. Siamo ancora più lontani dalla mentalità forcaiola della gente impazzita di Lang e del suo mostro di Dusseldorf. Là almeno c’era la certezza del crimine qui solo la smania di cancellare ogni traccia che possa smascherare la menzogna su cui si fondano le esistenze di questo paradiso fasullo. Esemplificativa la terribile scena della barbara uccisione di Miguel, schiacciato come uno scarafaggio dalla folla inferocita. Il ricco che schiaccia il povero. Le due classi sociali ormai non si possono più mescolare. Ogni tentativo di avvicinamento è da evitare. I due poli devono restare opposti. Nessun contatto. Ne va della propria incolumità. Il paradiso per restare tale deve essere immacolato. Non può sporcarsi con il sudiciume esterno. Eppure chi si spinge al di là dei confini si accorge che fuori non è poi così male. Un filo di speranza in questo triste e nero ritratto morale della società odierna c’è. La scena finale con uno dei ragazzi della zona che, disgustato dai suoi concittadini, decide di uscire dal recinto per dare giusta sepoltura al povero Miguel, fa ben sperare su una possibile apertura al mondo esterno, all’altro da sé, alla diversità. [marco catola]
Titolo originale | id. |
Regia | Rodrigo Plà |
Sceneggiatura | Laura Santullo |
Fotografia | Emiliano Villanueva |
Montaggio | Bernat Vilaplana, Ana Garcìa, Nacho Ruiz Capillas |
Scenografia | Antonio Munohierro |
Costumi | Malena De la Riva, Adela Cortázar |
Musica | Fernando Velazquez |
Cast | Daniel Giménez Cacho, Maribel Verdù, Carlos Bardem, Daniel Tovar, Alan Chàvez, Mario Zaragoza, Marina De Tavira |
Produzione | Morena Films, Buenaventura Producciones |
Anno | 2007 |
Nazione | Spagna, Messico |
Genere | Drammatico |
Durata | 95' |
Distribuzione | Sacher |
Uscita | 04 Aprile 2008 |
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