La notte del giudizio per sempre

Quinto capitolo relativo alla saga inaugurata da James DeMonaco nel 2013 (comprensiva inoltre di due stagioni dell’omonima serie tv), ambientata in un futuro distopico, in cui tutti i crimini compreso l’omicidio, per una notte vengono tollerati per dare la possibilità alla gente di “sfogare” le pulsioni più aggressive, in cambio di 364 giorni di pace e tolleranza.

Di acqua ne è passata sotto i ponti da quel lontano 2013 e da George W. Bush (presidente degli Stati Uniti all’epoca in cui fu concepito il primo capitolo) si è arrivati a Donald Trump (Presidente all’epoca della produzione di questo ultimo-non/ultimo capitolo). In questi anni il muro che segna il confine tra Stati Uniti e Messico, nonostante la parentesi Barack Obama, ha visto la sua crescita ed evoluzione ed è proprio da questo muro, o meglio sotto questo muro, che si sviluppa il prologo di La notte del giudizio per sempre.
L’America è sempre più intollerante nei confronti delle razze no WASP (White Anglo-Saxon Protestant), il governo in carica cerca di fronteggiare il tutto con la famosa “Notte dello sfogo”, ma alla popolazione una sola notte non sembra bastare più…

Da qui potete immaginare il resto del film, che non offre colpi di scena, idee originali se non il beffardo capovolgimento di ruolo da immigrante tra statunitensi e messicani. Ma oltre non si va, per reiterare canoni oramai consolidati che i fans della saga si aspettano e puntualmente ottengono.

DeMonaco, lasciata la regia dopo i primi tre capitoli, rimane Padre fondatore del progetto, controllandolo da dietro le quinte attraverso la sceneggiatura e produzione, godendosi oramai i frutti milionari della primigenia idea. Ma l’operazione dimostra tutti i suoi limiti di scrittura e realizzazione, il fiato corto si fa pesante e dopo un’oretta il film ha detto tutto e si aspetta, occhio all’orologio, la sua scontatissima conclusione.

In certe circostanze, bisogna avere il coraggio di fermarsi. Questa è una di queste circostanze…