Nel 1999, al loro secondo lungometraggio, i fratelli Wachowski hanno inventato con Matrix una nuova mitologia ammirata da geek e filosofi di tutto il mondo che si sono prodigati in critiche entusiastiche su questo blockbuster ‘platonico’. Sedici anni più tardi, e dopo due insuccessi al botteghino (il molto pop Speed Racer nel 2008 e l’adattamento epico di David Mitchell Cloud Atlas nel 2012), quelli che non si possono più chiamare ‘fratelli’ (Larry è diventato Lana), tentano di ritornare alla ‘matrice’.
Mentre il cinema americano non vive quasi più se non attraverso ‘reboots’, ‘prequel’ e ‘biopic’, i Wachowski osano creare un’originale ‘space opera’ che non trae origine da un fumetto o da un bestseller per adolescenti. Dotato di un impressionante budget da 175 milioni di euro, il loro Jupiter il destino dell’Universo, è stato tuttavia preceduto da voci disastrose: un’uscita ritardata di alcuni mesi, una proiezione glaciale al Sundance e l’embargo per la stampa, raramente un buon segno da un punto di vista artistico.
Non è quindi senza curiosità che si inforcano gli occhialetti 3D per scoprire la nuova produzione dei registi tra i più bizzarri di Hollywood che non si sono mai tirati indietro davanti al cattivo gusto, ai colori sgargianti, al sentimentalismo ‘pompieristico’.
Jupiter (Mila Kunis), figlia di immigrati russi, pulisce case altrui per vivere, sogna un domani migliore ma nel suo presente dorme in una stanza con i suoi parenti e non pensa di valere più del lavoro che fa. Un giorno, a sorpresa, in un salvataggio rocambolesco scopre di essere l’oggetto del desiderio di una famiglia di nobili alieni e viene così rapita da quello che diventerà il suo oggetto del desiderio, un mercenario mezzo uomo-mezzo cane (Chunning Tatum). Dopo aver passato in rassegna i tre fratelli del nobile casato che si litiga la sua amicizia per interesse, come fossero fantasmi dickensiani, scoprirà di poter finalmente lottare per se stessa assieme al suo cavaliere.
I Wachowski attingono generosamente dalle fiabe (Cenerentola), dai miti (Atride, Edipo), da aspetti di biotecnologia, dalla critica capitalistica (la Terra è soltanto un vasto campo di grano genetico), facendo l’occhiolino al mondo cyberpunk di Terry Gilliam – che fa una magica apparizione – e, naturalmente, a Star Wars di George Lucas. Ahimè, in poco più di due ore di film, la loro satura cosmologia provoca solo un brutto mal di testa potenziato dall’uso del 3D.
Di questo pot-pourri indigesto resta un inseguimento aereo abbagliante tra edifici di Chicago e il Lago Michigan, alcuni flash barocchi, un gadget (pattini per volare, di cui si prevede una rapida commercializzazione) e la conferma che Andy e Lana non fanno decisamente niente come gli altri e ne sono orgogliosi. Tra venti anni forse si guarderà all’anacronistico Jupiter il destino dell’Universo come oggi guardiamo con nostalgia Flash Gordon: il top del kitsch.
Titolo originale | Jupiter Ascending |
Regia | Andy Wachowski, Lana Wachowski |
Sceneggiatura | Andy Wachowski, Lana Wachowski |
Fotografia | John Toll |
Montaggio | Alexander Berner |
Scenografia | Hugh Bateup |
Costumi | Kym Barrett |
Musica | Michael Giacchino |
Cast | Mila Kunis, Channing Tatum, Sean Bean, Eddie Redmayne, Douglas Booth, Tuppence Middleton |
Produzione | Village Roadshow Pictures, Warner Bros |
Anno | 2015 |
Nazione | USA |
Genere | Fantascienza |
Durata | 127' |
Distribuzione | Warner Bros Pictures Italia |
Uscita | 05 Febbraio 2015 |
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